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Disturbi alimentari: 3 su 10 colpiscono bambini sotto i 14 anni

Disturbi alimentari: 3 su 10 colpiscono bambini sotto i 14 anni
e restano spesso sottodiagnosticati per anni. Riconoscerli presto può fare la differenza.
Una revisione sistematica della letteratura condotta da SIP mette in luce i campanelli di
allarme da non sottovalutare
Roma, 13 marzo 2025 – I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono in forte aumento
e colpiscono sempre più bambini e adolescenti. Dai primi anni 2000 a oggi il numero di persone
con disturbi alimentari in Italia è passato da 300 mila a oltre 3 milioni, e potrebbe essere
persino sottostimato. “Preoccupa in particolare l’abbassamento dell’età di esordio: il 30%
delle persone colpite ha meno di 14 anni, con casi diagnosticati già tra gli 8 e i 10 anni. Un
esordio precoce aumenta il rischio di conseguenze gravi, talvolta irreversibili. La diagnosi
precoce è fondamentale perché permette di intervenire prima che il disturbo diventi più grave
e difficile da trattare”, afferma il Presidente della Società Italiana di Pediatria Rino Agostiniani
in occasione della Giornata Mondiale del Fiocchetto Lilla dedicata ai disturbi del
comportamento alimentare che ricorre il 15 marzo.
Ma come riconoscerli precocemente? A quali segnali porre attenzione? “Spesso i disturbi
alimentari hanno una insorgenza subdola e aspecifica, che dura mesi o anni e per tale ragione
restano a lungo sottodiagnosticati”, prosegue Agostiniani. Una revisione sistematica della
letteratura scientifica condotta di recente dalla Società Italiana di Pediatria che ha preso in
considerazione 657 studi recenti, ovvero condotti negli ultimi 4 anni, ha messo in luce i
campanelli di allarme a cui genitori e pediatri devono prestare attenzione.
I segnali da non sottovalutare: dall’iperattivismo alla costante sensazione di freddo.
“Spesso chi soffre di questi disturbi cambia atteggiamento nei confronti del cibo, mostrando
comportamenti insoliti come mangiare in modo estremamente lento, ridurre drasticamente le
porzioni o eliminare intere categorie di alimenti dalla propria dieta. Alcuni bambini e ragazzi
iniziano a sviluppare rituali particolari, come tagliare il cibo in pezzi minuscoli, evitare i pasti in
compagnia o creare scarti alimentari esagerati”, afferma Elena Bozzola, Consigliere del Gruppo
di Studio Adolescenza SIP, che ha curato la Revisione. L’attenzione all’aspetto fisico è un elemento centrale da tenere in considerazione. Chi soffre di un disturbo alimentare può mostrare una preoccupazione costante per il proprio peso, esprimendo insoddisfazione per il proprio corpo anche in assenza di un reale cambiamento fisico. Un altro segnale da non sottovalutare è l’eccessiva attività fisica, soprattutto negli adolescenti maschi. “Non si tratta solo di un aumento dell’esercizio sportivo, ma di una costante necessità di movimento, come salire e scendere le scale ripetutamente, camminare sul posto o rimanere in piedi il più possibile, anche quando si avverte una forte stanchezza”, prosegue Bozzola. I ragazzi possono apparire attivi ed energici anche se sono sottopeso. Secondo una ricerca, il 90% dei pazienti con anoressia nervosa continua a praticare attività fisica nonostante la stanchezza e l’affaticamento dovuti alla perdita di peso.
Oltre ai segnali comportamentali, ci sono sintomi fisici che possono suggerire la presenza di un disturbo alimentare. Tra questi, la sensazione costante di freddo, episodi di vertigini o svenimenti, affaticamento e, nelle ragazze, alterazioni del ciclo mestruale fino all’amenorrea.
Uno screening tempestivo e un’attenzione a questi segnali possono fare la differenza.
Il ruolo della genetica e dell’ambiente
La ricerca scientifica negli anni ha dimostrato che esiste una predisposizione genetica a sviluppare disturbi del comportamento alimentare. Per l’anoressia nervosa, gli studi sui gemelli indicano una componente genetica variabile dal 16% al 74%, con differenze tra maschi e femmine e a seconda dell’età di esordio (è maggiore nel caso dei maschi con esordio prima della pubertà e nelle femmine dopo l’inizio della pubertà). Anche l’ambiente familiare influisce: i figli di persone con DCA hanno un rischio da 3 a 5 volte maggiore di sviluppare problemi simili. Esperienze stressanti come bullismo, conflitti familiari o lutti possono contribuire all’insorgenza del disturbo. Anche il mondo digitale è un fattore di rischio: i social media e i siti pro-ana possono influenzare negativamente l’immagine corporea degli adolescenti.
In occasione della Giornata del Fiocchetto Lilla, la SIP invita i genitori a prestare attenzione ai segnali e a non sottovalutare eventuali cambiamenti nel comportamento alimentare dei propri figli. Rivolgersi al pediatra ai primi dubbi è il primo passo per affrontare il problema. Un intervento tempestivo può fare la differenza nel garantire ai ragazzi un percorso di cura più efficace e una migliore qualità della vita.

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