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Epidemie sotto traccia, le strategie vaccinali in vista dell’autunno

L’Italia si lascia alle spalle una stagione invernale impegnativa, con oltre 16 milioni di casi di sindromi simil-influenzali. Si tratta del dato più alto mai rilevato dalle reti di sorveglianza nazionale, un segnale chiaro dell’impatto che i virus respiratori hanno sulla salute pubblica e sulla tenuta del Servizio Sanitario Nazionale. Ma questi numeri non rappresentano solo una fredda statistica: raccontano una realtà.

La prevenzione, spesso sottovalutata, è oggi più che mai una priorità per costruire una sanità sostenibile. Questo è il tema al centro dell’incontro scientifico-istituzionale “Strategie vaccinali in vista dell’autunno: la costruzione di una nuova cultura della prevenzione”, tenutosi presso il Ministero della Salute (foto sotto). Il convegno, parte del progetto “La Sanità che vorrei…”, ha visto la partecipazione di esperti, politici e rappresentanti di diverse associazioni, tutti uniti dalla stessa missione: riportare la prevenzione al centro delle politiche sanitarie. Maria Rosaria Campitiello, capo dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie del ministero, ha ribadito come la prevenzione sia il pilastro di una sanità sostenibile: “Non è solo una questione scientifica, ma una responsabilità collettiva verso il futuro”. Tra gli ospiti d’eccezione dell’evento, uno dei protagonisti è stato Mogol, figura iconica della canzone, un autore che ha maturato negli anni una profonda conoscenza della filosofia in medicina, e ha condiviso le riflessioni contenute nel suo libro “La rinascita. La salute è il risultato di una cultura assimilata e applicata con rigore”. In un intervento brillante, Mogol ha risposto alla domanda cruciale: come mantenersi in salute. La sua visione abbraccia diversi aspetti, dalla qualità dell’ambiente alla tenuta psicologica, passando per l’alimentazione e la gestione dello stress. Una prospettiva di vita che persegue l’equilibrio tra corpo e mente.



Oltre alle statistiche sull’epidemia influenzale, altri fenomeni hanno contraddistinto l’inverno appena trascorso. Le infezioni prevenibili, tra cui il morbillo e la pertosse, hanno registrato un aumento significativo, evidenziando la necessità di una maggiore adesione alle campagne vaccinali. I rappresentanti delle società scientifiche presenti al convegno, tra cui SIP, SIGOT, SIMG, SItI, hanno sottolineato l’importanza di una comunicazione efficace e di strategie di sensibilizzazione per contrastare disinformazione e reticenze verso i vaccini.

In Italia l’anno scorso sono stati registrati oltre mille casi di morbillo. Una cifra che, seppur apparentemente contenuta rispetto alla popolazione complessiva, assume un valore simbolico se confrontata con le conseguenze che questa malattia può avere. A livello europeo, il virus ha causato 23 decessi, di cui 14 tra bambini sotto i 5 anni. Numeri che ci colpiscono, poiché dietro ogni dato c’è una vita spezzata, un dolore che si riversa nelle famiglie e nelle comunità. Ma il morbillo non è l’unica insidia di questa stagione. Il COVID-19, anche se meno letale rispetto ai primi anni della pandemia, continua a mietere vittime: nel 2024, in Italia, sono stati registrati 3.561 decessi. Un bilancio che, pur rispetto alle cifre più nere di qualche anno fa, rimane significativo, soprattutto considerando che si tratta di un’epidemia che avrebbe potuto essere molto più contenuta con una copertura vaccinale più ampia.

E veniamo alla pertosse, una malattia che pensavamo ormai sotto controllo, e che ha causato la perdita di tre bambini. La pertosse, con la sua insidiosa capacità di colpire anche gli adulti, rappresenta un esempio lampante di come la prevenzione vaccinale sia ancora una volta fondamentale. Un altro protagonista di questa statistica è il virus respiratorio sinciziale (RSV). Conosciuto principalmente per le infezioni respiratorie nei bambini, l’RSV sta emergendo come una minaccia crescente anche tra gli adulti, in particolare gli over 60 e le persone con patologie croniche come BPCO, insufficienza cardiaca o diabete. In Italia, si stimano circa 290.000 casi di infezione respiratoria acuta ogni anno nella popolazione over 60, con oltre 26.000 ospedalizzazioni e circa 1.800 decessi in ambito ospedaliero.

Nonostante la disponibilità di vaccini sicuri ed efficaci contro l’RSV, il nostro Paese non ha ancora adottato raccomandazioni istituzionali per una loro diffusione su scala nazionale. La mancata inclusione nel Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale rappresenta una lacuna che potrebbe costare cara, specie ai più vulnerabili. Proteggere gli anziani e i fragili significa ridurre non solo le ospedalizzazioni, ma anche le complicanze e, purtroppo, le morti evitabili.

“Questi dati, presi nel loro insieme, rappresentano un forte richiamo all’importanza della vaccinazione come strumento di prevenzione, protezione e responsabilità collettiva”, sottolinea Massimo Andreoni, Direttore Scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT). “Gran parte delle ospedalizzazioni, delle complicanze gravi e dei decessi associati a queste infezioni si sarebbe potuta evitare con una copertura vaccinale più ampia. Le vaccinazioni non sono solo un atto individuale di protezione, ma un pilastro della sanità pubblica, in grado di ridurre il carico di malattia, alleggerire i sistemi sanitari e salvare vite umane. Rafforzare l’adesione ai programmi vaccinali già disponibili per influenza, morbillo, COVID-19, pertosse, RSV, pneumococco e herpes zoster è una necessità”.

Anche Claudio Mastroianni, Past President SIMIT, lancia un appello: “Le persone fragili, come gli anziani, i pazienti immunocompromessi o con patologie croniche, pagano il prezzo più alto quando le coperture vaccinali sono insufficienti. Per loro, un’infezione che per altri potrebbe essere lieve può trasformarsi in una complicanza grave, se non addirittura letale. Le vaccinazioni rappresentano uno scudo indispensabile: proteggere i fragili significa rafforzare la salute dell’intera comunità. I dati per tutte le vaccinazioni disponibili sono ancora lontani dalle coperture ottimali del 95%. Per questo è importante impostare sin da adesso la campagna vaccinale del prossimo autunno e sensibilizzare la cittadinanza su questo gesto”.

Il tema centrale di questa analisi è chiaro: rafforzare la cultura della prevenzione attraverso le vaccinazioni. La scarsa copertura vaccinale è una delle cause principali di queste risposte epidemiologiche negative. La prevenzione, infatti, non è solo una questione di individualismo, ma un atto di responsabilità collettiva, un investimento sulla salute di tutti. L’Italia ha ancora molta strada da fare per raggiungere le coperture vaccinali raccomandate, che si attestano intorno al 95%. La strada da percorrere è ancora lunga, ma la volontà di cambiare rotta deve partire da subito, con campagne di sensibilizzazione, investimenti nel sistema sanitario e una maggiore collaborazione tra istituzioni, medici e cittadini.

L’esperienza ci insegna che le malattie prevenibili sono ancora una realtà, e che la loro diffusione dipende anche dalle scelte di ciascuno di noi. La scienza ha messo a disposizione strumenti efficaci, sicuri e disponibili, ma serve una volontà collettiva di utilizzarli. Solo così potremo ridurre drasticamente il peso di queste patologie, proteggere le fasce più vulnerabili e, soprattutto, salvare vite umane. Rinnoviamo l’appello: vaccinarsi è un gesto di responsabilità, di cura verso sé stessi e verso gli altri. È il momento di fare un passo avanti, di rafforzare la nostra difesa collettiva e di costruire un futuro più sicuro, più sano e più consapevole. La salute pubblica non può più aspettare.

Il dialogo tra comunità scientifica e istituzioni e il posizionamento dell’Italia in Europa sulla prevenzione sono stati alcuni dei temi analizzati nella tavola rotonda “Una protezione oltre le stagioni per tutelare i pazienti fragili tutto l’anno: come costruire un percorso di 365 giorni”. Il senatore Maurizio Gasparri, seconda Commissione, Giustizia, ha ribadito l’importanza per la politica di affidarsi alla Scienza e quindi la sua piena fiducia nei vaccini come strumento di prevenzione. La senatrice Elisa Pirro della 5a Commissione, Programmazione economica e bilancio ha sottolineato il ruolo della prevenzione come investimento. Anna Teresa Palamara, Direttore Dipartimento Malattie Infettive, ISS, è intervenuta sull’importanza di tenere alta l’attenzione su malattie ad alta contagiosità come il morbillo. Marco Cavaleri, Presidente Emergency Taskforce EMA, ha annunciato gli sforzi in corso a livello internazionale migliorare la capacità di innovazione per affrontare i patogeni più pericolosi, per i quali talvolta non ci sono farmaci; sono allo studio anche delle combinazioni di vaccini per aumentare le coperture e le capacità di vaccinare sia i giovani che gli anziani.

Tra gli altri temi emersi citiamo l’interazione tra pubblico e privato con i benefici che può dare questa sinergia, la dimensione europea e la recettività dell’Italia dei programmi internazionali, con il nostro Paese che rappresenta una delle realtà in cui l’esitazione vaccinale è più alta. Ad affrontare questi temi Fabio Landazabal, Presidente del Gruppo Prevenzione, Farmindustria; Carlo Signorelli, Presidente NITAG; Walter Ricciardi, Professore ordinario di Igiene e Medicina Preventiva, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma; Maria Stella Giorlandino, Presidente Confapi Lazio.

Le fasi della vita caratterizzate da maggiore fragilità, la prima infanzia e l’età più avanzata, hanno rappresentato il focus della tavola rotonda scientifica “Le opportunità di prevenzione vaccinale dalla prima infanzia alla terza età: influenza, Covid-19, Pneumococco, Herpes Zoster, Meningococco, Virus Respiratorio Sinciziale”. Il tema della prima infanzia è stato affrontato da Rino Agostiniani, Presidente SIP, che ha evidenziato l’importanza della prevenzione nei primi mille giorni di vita per gettare le basi del sistema immunitario e ha richiamato l’attenzione sul Meningococco B, che ha un picco tra i 15 e i 24 anni, una fascia che spesso resta scoperta dalla copertura preventiva visto che solo alcune regioni offrono la gratuità per questa vaccinazione, nonostante si tratti di una malattia dalle conseguenze devastanti. Anche Antonio D’Avino, Presidente FIMP, ha auspicato un maggiore coordinamento tra le regioni, con riferimento in particolare alla recente esperienza della somministrazione dell’anticorpo monoclonale nirsevimab per il Virus Respiratorio Sinciziale, che nell’ultimo inverno ha permesso di evitare numerose ospedalizzazioni e complicanze, ma con una grande frammentazione tra le regioni.

Il paziente adulto fragile è stato al centro delle riflessioni di Luca Cipriani, Vicepresidente SIGOT, alla vigilia del congresso nazionale di Modena dal 21 al 23 maggio: ha posto l’accento sulla necessità dei PDTA capaci di inaugurare percorsi organizzati di strategie vaccinali per una sanità proattiva. Roberta Siliquini, Past President SItI, e Salvatore D’Antonio, Presidente Associazione BPCO e Altre Patologie Respiratorie, hanno sottolineato l’importanza di proteggere questi pazienti da gravi infezioni che possono avere complicanze anche letali. Tecla Mastronuzzi, Responsabile Macroarea Prevenzione SIMG, ha ricordato il ruolo strategico dei medici di famiglia, i quali devono far arrivare alle persone giuste il vaccino giusto al momento giusto, tenendo conto delle fragilità cliniche e delle difficoltà sociali o logistiche; a tale proposito ha auspicato la creazione di un’anagrafe vaccinale. Tommasa Maio, Responsabile Area Vaccini FIMMG, ha ribadito come la vaccinazione costituisca un diritto che deve evolvere sulla base delle esigenze del cittadino.

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