Un nuovo protagonista emerge nell’ambito delle cure per la salute mentale: la Palmitoiletanolamide, conosciuta come Pea. Questo composto organico, presente in alimenti come uova, piselli, pomodori e soia, non solo si configura come un potente antinfiammatorio naturale
Un nuovo protagonista emerge nell’ambito delle cure per la salute mentale: la Palmitoiletanolamide, conosciuta come Pea. Questo composto organico, presente in alimenti come uova, piselli, pomodori e soia, non solo si configura come un potente antinfiammatorio naturale ma rivela anche straordinarie proprietà nella cura e prevenzione di disturbi neurocognitivi.
Gli esperti riuniti nel corso del summit “Le neuroscienze del domani: la neuropsicofarmacologia verso la precisione e la personalizzazione delle cure” stanno esaminando attentamente la Pea come candidato ideale per integratori cerebrali. In particolare, la sostanza ha dimostrato di essere cruciale per il benessere del sistema nervoso centrale, agendo sul sistema degli endocannabinoidi coinvolto in funzioni vitali come memoria, dolore, umore, appetito e risposta allo stress.
Uno dei punti salienti è emerso durante la discussione sulla Pea come possibile biomarcatore naturale per la diagnosi precoce di psicosi. Secondo gli esperti, questa sostanza aumenta nei pazienti con psicosi nelle fasi iniziali per compensare le alterazioni connesse alla malattia, rivelando un potenziale come biomarcatore precoce.
Nel lungo periodo, i livelli di Pea endogena diminuiscono, aprendo la strada all’utilizzo dell’integratore di Pea, che ha già dimostrato di ridurre i sintomi psicotici e maniacali senza gravi effetti collaterali. Gli specialisti prevedono anche un suo impiego futuro per contrastare problemi di memoria e declino cognitivo, poiché la Pea protegge i neuroni e sembra migliorare la memoria, il linguaggio e le funzioni cognitive nella vita quotidiana.
I dati provenienti da studi clinici indicano che la Pea può diventare un valido alleato contro i disturbi cognitivi, rallentando il declino cognitivo e potenziando i processi di riparazione dell’organismo. Nonostante la ricerca debba confermare queste ipotesi, la Pea rappresenta una prospettiva promettente per il futuro delle cure neurocognitive.
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