Salvare il Servizio sanitario nazionale pubblico assicurando le risorse e il personale necessari per riportare nell’alveo della Sanità pubblica almeno una parte dei 40 miliardi e oltre di assistenza privata, comprata direttamente dai cittadini italiani, di tasca propria o tramite le assicurazioni
In Campania sono oltre 13 mila i camici bianchi che mancano all’appello, frutto del blocco del turn over e dei tagli andati avanti nell’arco dei 10 anni di commissariamento con vincoli ancora oggi stringenti, che impongono tetti di spesa alla diagnostica specialistica, frenano i concorsi, impediscono di riassorbire le liste di attesa, alimentano la migrazione sanitaria e le fughe dei camici bianchi dal pubblico verso il privato.
E’ su questi presupposti che dopo lo sciopero nazionale del 5 dicembre, promosso da Anaao e Cimo, oggi si replica: camici bianchi di nuovo in piazza dunque con l’astensione dal lavoro per 24 ore del personale medico, veterinario e sanitario del Servizio sanitario pubblico, questa volta per iniziativa degli anestetisti e rianimatori dell’Aaroi, della Cisl medici, di Fassid (radiologi, patologi, psicologi del servizio pubblico e farmacie ospedaliere) e dei veterinari dell’Fvm. L’adesione è stata assicurata anche dal personale del 118 che però cura un servizio essenziale e come quello dei pronto soccorso è tenuto a presidiare le unità salvavita ma sono centinaia gli interventi chirurgici, le viste e le prestazioni programmabili che oggi salteranno. A fermarsi anche i dirigenti sanitari degli Istituti di Ricovero e Cura a carattere scientifico e dunque a Napoli il Pascale, l’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno e il personale dell’Arpac nonché il personale degli ospedali religiosi accreditati come Betania e Fatebenefratelli a Napoli e Benevento e infine gli specializzandi.
A Napoli è previsto un sit-in a piazza del Plebiscito e un presidio presso la prefettura a partire dalle 10 di stamattina con la richiesta al delegato di governo di ricevere i 4 segretari regionali delle sigle sindacali coinvolte. Ossia Giuseppe Galano, in veste di leader regionale dell’Aaroi, Lino Pietropaolo che guida la Cisl medici regionale, Raffeele Sorrentino per Fassid e Giovanni Bruno per Fvm.
Difendere la Sanità pubblica, proteggere il Servizio sanitario dal definanziamento, difendere stipendi e pensioni, assicurare ad ogni cittadino tutte le cure disponibili a prescindere dal potere d’acquisto, come prevede la Costituzione: questi i temi di una vertenza nazionale in cui nel mirino c’è la legge di Bilancio 2024 e le conseguenze sulla sanità delle regioni. “Legge di Bilancio – dicono i leader sindacali – che non sblocca il tetto alle assunzioni di nuovo personale (ancorato, per le regioni in piano di rientro (come lo è ancora la Campania, al 2004 meno l’1,4%), non contiene le misure necessarie per stabilizzare i precari, non finanzia a sufficienza i prossimi rinnovi contrattuali e non mantiene le promesse sulla valorizzazione extracontrattuale della specificità dei sanitari lasciando in piedi l’iniquo differimento della restituzione del trattamento di fine rapporto di chi va in pensione lasciando senza freni la fuga dalla Sanità pubblica favorendo indirettamente cooperative, medici gettonisti, la Salute pagata dalla tasca di chi può permetterselo senza contare l’incidenza sulle pensioni dei sanitari anche più giovani e lo stop alla rivalutazione di quelle già raggiunte. “La legge di bilancio – spiega Pietropaolo – che il Governo intende portare in approvazione senza modifiche dal Parlamento, mortifica il lavoro dipendente e assesterà il colpo di grazia alla Sanità Pubblica e al Diritto alla Salute della Popolazione. Le motivazioni che ci avevano portati a proclamare lo stato di agitazione sono ancora più pesanti ora che con il maxi emendamento il Governo sembra voler rimediare i buchi di bilancio con il suo terrorismo previdenziale. Tagliare nell’immediato le pensioni del pubblico impiego a 700 mila lavoratori e imprigionare tutte quelle future in un’attesa sempre più lunga, oltre ad aver l’aspetto di una intimidazione, rappresenta la modesta capacità di trovare soluzioni di finanza pubblica e di contrastare l’evasione fiscale e tutela le privatizzazioni. Sulle pensioni le soluzioni che si profilano riserveranno il peggio proprio ai più giovani”. “Il Governo non riesce nemmeno a sottoscrivere e a rendere esecutivo il contratto collettivo di medici, veterinari e sanitari – aggiunge Galano – la cui pre-intesa sottoscritta tra Aran e Sindacati risale alla fine di settembre, servita per erogare stipendi e arretrati che i lavoratori si sono già guadagnati nel triennio ormai dimenticato del Covid. Per non parlare del prossimo contratto nazionale 2022-2024 di cui il Ministro Zangrillo ha vantato l’anticipo (forse) al 2024, ma per il quale non ci sono adeguati finanziamenti sia rispetto all’inflazione ed ancor peggio rispetto al valore che il mercato riconosce alle professioni sanitarie”. Un giorno dunque per reclamare anche il ripopolamento indispensabile degli ospedali e per pretendere un idoneo finanziamento del servizio sanitario nazionale. “Affrontare e risolvere i problemi della sanità pubblica, del suo personale e dei cittadini che non hanno una assicurazione o i soldi per la sanità privata sono il nostro impegno più strategico” conclude Lino Pietropaolo segretario regionale della Cisl medici. E proprio dallo stesso sindacato ma dalla funzione pubblica, il leader regionale Lorenzo Medici lancia una proposta: un patto tra sindacato e Regione per dire no all’isolamento della Campania e proporre 15 mila assunzioni nel 2024 a tutela della popolazione sempre più povera e bisognosa di assistenza. “I dati diffusi dall’Agenas sulla spesa che ogni anno si reitera in Campania per i viaggi della speranza confermano quanto da anni come Cisl abbiamo denunciato – sottolinea Medici – il sistema sanitario è imploso e solo nel 2022 oltre 220 milioni di euro, circa 450 miliardi delle vecchie lire, sono serviti per la cura dei cittadini campani nelle altre regioni d’Italia. Un segno di sfiducia, di liste di attesa bibliche che non si riesce a soddisfare per la drammatica carenza di personale esistente in tutte le aziende ospedaliere e sanitarie del territorio”. “Serve – conclude il segretario generale della federazione più rappresentativa del comparto – un patto con il sindacato di categoria per la difesa del sistema. L’obiettivo è proporre per il 2024 un piano straordinario di assunzioni per almeno 15 mila operatori”.
Che fine hanno fatto gli eroi del Covid: una nuova “Vertenza Campania” che potrebbe partire dal dato di fondo che dopo la pandemia la Campania è l’unica regione del sud ad aver recuperato terreno sulla migrazione sanitaria storica con punte del 10-15% per le prestazioni di alta complessità e in oncologia dove la rete oncologica campana sta cominciando a dare i suoi frutti.
Il fenomeno della mobilità sanitaria è purtroppo strutturale: alcuni sistemi sanitari regionali si sono organizzati in termini di capacità produttiva sulla base anche dei flussi di mobilità attiva verso strutture private accreditate (Ieo, San Raffaele, Humanitas) che qui in Campania e al Sud sono sottoposti a tetti di spesa. Risalire la china dunque ma con quali risorse visto che la Campania è ancora ultima tra le regioni per finanziamento procapite (30 euro in meno rispetto alla media) e con quale dotazione strutturale visto visto che ispetto allo standard nazionale di 3,7 posti per 1.000 abitanti, l’Emilia ne ha 3,88, la Lombardia 3,76, il Piemonte 3,79 ed il Veneto 3,56; mentre la Calabria ne ha 2,88, la Campania 2,96 e la Puglia 3,08. E con quale personale (addetti nella sanità pubblica e privata), l’Emilia ha 18,3 addetti per 1.000 abitanti e la Campania 10,9, quasi le metà? Difficile arginare il fenomeno della migrazione sanitaria in queste condizioni. Se poi, come dice Agenas, il grosso dell’attrattività ce l’hanno le strutture private del nord, si comprende bene che il fenomeno è diventato vitale per le finanze di chi propone l’autonomia differenziata.
Anche in a Bocconi, alla presentazione del rapporto Oasis la Regione ha fatto un intervento molto forte, scomodo, ponendo al centro del dibattito il riequilibrio territoriale dei sistemi sanitari e domandando che senso abbia più mantenere la distinzione tra regioni in piano di rientro e regioni non in piano di rientro, quando i problemi economici ormai ce li hanno più le seconde che non le prime. Una battaglia intrapresa come Campania che va avanti
“Molti saranno i nostri Colleghi contingentati per garantire i servizi minimi – avvertono i sindacati – ma il contingentamento non deve assolutamente eccedere in quanto normato dalla legge. L’adesione allo sciopero è stata comunicata anche in caso di ferie o altri istituti contrattuali di assenza già autorizzata. Per chi decide di scioperare è sufficiente non presentarsi al lavoro il giorno dello sciopero. Chi lo desidera può ma non v’è alcun obbligo di farlo, avvisare anche solo telefonicamente la propria decisione. Difendere il Servizio sanitario nazionale ha un valore morale oltre che politico, per evitare che un patrimonio fondamentale della nostra società e del nostro welfare possa essere abbandonato. Per tutti questi motivi la mobilitazione dell’Intersindacale dei medici, dei veterinari e dei sanitari è un atto dovuto, un impegno progressivo, un atto di costante vigilanza democratica che, dopo lo sciopero del 17 Novembre, la manifestazione del 25 Novembre e lo Sciopero del 5 dicembre, continua con lo sciopero di 24 ore del 18 dicembre di AAROI-EMAC, FASSID, FVM e CISL Medici, e che non si fermerà al 2023.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE: Allarme polmonite nei bambini: 2 casi di mycoplasma in italia – esperti esortano prudenza, Salute e clima: schillaci a cop28, l’urgenza di investimenti per un futuro resiliente, Una nuova terapia per la sindrome di Fanconi Bickel