La riabilitazione dei pazienti psichiatrici inizia nelle strutture ospedaliere. Bisogna superare l’idea che esista una fase di acuzie in cui si contengono i sintomi e una in cui si cura la malattia. Una maturazione difficile quando si parla di reati. È emerso chiaramente dal dibattito con cui il 10 dicembre a Pianezza (Torino) è stata inaugurata la mostra fotografica sulle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) per pazienti psichiatrici autori di reato, dove sono presentati anche i manufatti realizzati dai pazienti della Rems “Anton Martin” di San Maurizio Canavese, della Provincia Lombardo Veneta del Fatebenefratelli.
Come ha detto il direttore della Rems Alessandro Jaretti Sodano, «ci sono le riforme, c’è stata la legge 81 che ha istituito le Rems ma se non vengono applicate le leggi non risolvono nulla. Noi testimoniamo l’attuazione di quella riforma e lo possiamo fare perchè ci guida il rispetto e l’amore per i pazienti. Sono difficili e talvolta violenti, ma gli vogliamo bene. L’altro giorno, ad esempio, c’è stata una situazione turbolenta con un paziente di 140 chili e mi ha detto “Vabbè smetto, lo so che mi vuoi bene” e mi sono sciolto».
Le parole del medico portano “dentro” un percorso riabilitativo che non è esente da problemi, ma, come ha sottolineato il direttore del presidio ospedaliero Fatebenefratelli di San Maurizio Canavese Dante Viotti, «avere la Regione vicino, operare in sinergia, ci ha permesso di costruire un percorso virtuoso che comprende una SRP di primo livello Forense, la comunità di secondo livello San Benedetto Menni, e appunto la comunità alloggio di terzo livello il Melograno».
L’obiettivo, ha precisato il direttore del presidio ospedaliero Beata Vergine della Consolata, è sempre quello di «riaccompagnare a un reinserimento nella società con la giusta dignità il paziente, nel rispetto dei valori che ci ha trasmesso san Giovanni di Dio».
Ha partecipato alla tavola rotonda, in rappresentanza della Regione Piemonte, Franco Ripa, vice direttore dell’Assessorato alla Sanità, il quale ha confermato l’apprezzamento della Regione per il lavoro effettuato in questi 8 anni di attività della Rems Anton Martin. Ponendo l’accento sull’importanza dell’integrazione e dell’implementazione dei servizi della rete psichiatrico forense.
“Il successo in questo campo è avere una équipe competente e motivato”. Lo ha detto Jaretti e lo ha riconosciuto Bruno Mellano, Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà della Regione Piemonte. Ricostruendo il percorso che ha portato dagli ospedali psichiatrici giudiziari alle Rems, ha dichiarato che «il Piemonte ha deciso di operare in convenzione con strutture private e così facendo ha creato un modello che ha funzionato meglio che in altre Regioni, in quanto ha potuto far leva sulla competenza e sulla passione di operatori già esperti del settore che hanno messo in campo anche la disponibilità personale».