Aumentano in generale le promozioni, ma una amministrazione su tre fatica a onorare i Lea. Arranca il Sud Italia
L’Emilia-Romagna si conferma la prima regione in Italia in termini di
capacità di erogazione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea). Al vertice della classifica figurano, a seguire, la Toscana, la provincia autonoma di Trento, la Lombardia e il Veneto. A rivelarlo è il
monitoraggio condotto recentemente dalla Fondazione Gimbe, che analizza le modalità con le quali le regioni italiane utilizzano le risorse dello Stato per produrre salute. La Regione Emilia-Romagna ha ottenuto un totale di 281,2 punti, migliorando di 7,4 punti rispetto all’anno precedente. La valutazione complessiva è il risultato della somma dei punteggi ottenuti nelle diverse aree, con 90,73 punti in prevenzione collettiva e sanità
pubblica, 95,96 punti nell’assistenza distrettuale e 94,5 punti nell’assistenza ospedaliera.
Al secondo posto si posiziona la Toscana, che ha dimostrato un’eccellente erogazione dei Lea nel corso del 2021.
La regione ha ottenuto un punteggio totale di 274,5, avvicinandosi sempre di più al
punteggio massimo di 300. Gli analisti hanno sottolineato che la
Toscana, secondo il nuovo sistema di garanzia (Nsg), mostra un miglioramento complessivo del punteggio di +13,4 rispetto al 2020.
Il monitoraggio misura l’efficacia delle politiche sanitarie. In questo senso, sia l’Emilia-Romagna che la Toscana si sono distinte, garantendo l’accesso a prestazioni come previsto dai Lea, a conferma
della possibilità di offrire servizi di qualità, anche in un contesto di risorse limitate.
Nonostante i successi ottenuti, è fondamentale continuare a lavorare
sulle aree in cui sono stati identificati margini di miglioramento.
Secondo il rapporto della Fondazione Gimbe, il divario tra le regioni del Nord e del Sud Italia si sta ampliando, con il Sud che arranca. Nel 2021, sono state 14 le regioni che hanno superato l’esame dei
Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), rispetto alle 11 dell’anno precedente.
Nelle amministrazioni del Mezzogiorno solo Abruzzo, Basilicata e Puglia riescono a raggiungere la sufficienza, sia pure con punteggi relativamente bassi.
Le sette regioni considerate in parte inadempienti sono la Campania, il Molise, la provincia autonoma di Bolzano e la Sicilia, con un punteggio insufficiente in un’area, la Sardegna in due aree, Calabria e Valle D’Aosta in tutte e tre le aree.
Dal 2020, la valutazione dei Lea è stata sostituita da 22 indicatori Core del nuovo Sistema di Garanzia (Nsg), suddivisi in tre aree: prevenzione collettiva e sanità pubblica, assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera.
Ogni area viene valutata con un punteggio da 0 a 100, e le regioni vengono considerate adempienti se raggiungono
almeno 60 punti in tutte e tre le aree. Se il punteggio è inferiore a 60 in almeno una delle aree, la regione risulta inadempiente e deve lavorare per migliorare la situazione.
È evidente che esistono ancora disparità tra le varie regioni italiane in termini di offerta.
È necessario quindi un impegno concreto da parte delle istituzioni per garantire un livello adeguato di cure a tutti,
indipendentemente dai territori in cui vivono. In questo modo si potrà ridurre il divario e raggiungere una maggiore equità nelle prestazioni.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE: Più risorse e operatori sanitari, l’appello della Campania per rispondere al meglio ai bisogni di cura dei suoi cittadini, Medici e ferie: ospedali senza tregua, il 57% dei dottori salta i riposi settimanali, L’OMS aggiorna le linee guida su grassi e carboidrati: promuovere diete più sane e….