Melanoma Day, ormai tutti ne hanno sentito parlare, ma non possiamo ridurlo a uno slogan che ci sentiamo ripetere quando si avvicina la stagione estiva, occorre andare oltre. Parliamo di una delle più insidiose forme di tumore della pelle, patologie cutanee che possono svilupparsi in maniera subdola, ma comportano conseguenze potenzialmente fatali se trascuriamo certe precauzioni. Ecco perché il melanoma, avvertono gli specialisti, va diagnosticato precocemente: ogni anno in Italia vengono registrati oltre 15.000 nuovi casi, e la sua incidenza è in costante aumento. La buona notizia? La prevenzione può cambiare le sorti di questa malattia. Ed è su questo fronte che oggi si sta portando avanti una battaglia culturale che coinvolge i giovani, sensibilizzandoli sui rischi legati all’eccessiva esposizione al sole, e indicando loro gli strumenti per mantenersi in salute.
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Melanoma Day, il messaggio
>> di Gianluca Pistore <<
Comportamenti a rischio
La pelle dei più giovani è particolarmente vulnerabile, risente dei danni provocati dai raggi ultravioletti (UV) emessi dal sole e dalle lampade abbronzanti, assorbe assorbe e alla fine presenta il conto. Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che una singola scottatura solare in età infantile o adolescenziale può già aumentare il rischio di sviluppare melanoma da adulti. Eppure, nonostante queste evidenze, il culto dell’abbronzatura tiene banco. Lettini solari, esposizione prolungata senza protezione, senza filtro: sono atteggiamenti abbastanza comuni tra gli adolescenti. Purtroppo la disinformazione, unita alla pressione sociale che associa la pelle dorata a bellezza e benessere, induce ad abbassare la guardia, di qui la necessità di diffondere una informazione capillare.
Scuola e società
La lotta contro il melanoma non si ferma alle diagnosi e alle cure, ma parte dalla prevenzione. Il Melanoma Day è un’iniziativa nazionale che coinvolge scuole, istituzioni e medici per sensibilizzare sull’importanza della protezione solare, del controllo periodico della pelle e della diagnosi precoce. Quest’anno, il Liceo Scientifico Oriani di Ravenna ha fatto da apripista nazionale, partecipando attivamente alle attività educative nel solco del progetto SUNTEL (SUN and TELematic eLearning), un programma pensato espressamente per gli studenti attraverso strumenti digitali e tecniche di peer education. Ignazio Stanganelli, Direttore della Skin Cancer Unit IRCCS IRST e professore associato presso l’Università di Parma, ha guidato il programma e avvicinato gli studenti ai principi della dermatologia coinvolgendoli in una vera e propria rivoluzione culturale finalizzata alla prevenzione dei tumori cutanei.

Se il melanoma è un nemico silenzioso, è altrettanto vero che la Romagna è diventata un centro di riferimento d’eccellenza nella clinica e nella profilassi. Il territorio ha sviluppato modelli avanzati, un network di scuole e istituzioni capaci di sensibilizzare le nuove generazioni. Non è un caso che proprio a Ravenna, al Liceo Oriani, sia nato un progetto pilota rivolto ai giovani: SUNTEL, un’iniziativa che unisce educazione tra pari e tecnologia, integrata nel Corso di Biologia.
Il progetto, coordinato dalla professoressa Daniela De Zerbi, ha trasformato gli studenti in formatori ed educatori, offrendo loro il compito di informare i coetanei sulla prevenzione del melanoma. Grazie alla collaborazione con lo IOR (Istituto Oncologico Romagnolo) e alla guida della dottoressa Franca Gentilini, è stato possibile strutturare un percorso educativo basato su linguaggi empatici e interattivi, capaci di coinvolgere le nuove generazioni in una prevenzione consapevole.
Educazione tra pari, formula vincente
A fare la differenza nel progetto SUNTEL è l’approccio basato sulla peer education, che ribalta il tradizionale metodo didattico, mettendo gli studenti al centro del processo di apprendimento. Ragazzi che educano altri ragazzi: un metodo che funziona perché sfrutta la credibilità e il linguaggio diretto tra coetanei, superando le barriere del distacco generazionale.
Attraverso il progetto, gli studenti hanno approfondito:
1. Le caratteristiche della pelle e i fattori di rischio del melanoma
2. Le corrette abitudini: esposizione e protezione
3. Il riconoscimento precoce delle lesioni cutanee sospette
4. La dermatoscopia e le tecniche diagnostiche
Questi contenuti, associati alla piattaforma IMI “Il Sole per Amico for Young”, hanno permesso di sensibilizzare 24 classi del biennio, raccogliendo dati attraverso questionari che evidenziano un cambiamento significativo nelle conoscenze di base. Progetti simili dovrebbero estendersi in maniera coordinata in tutta Italia, portando alle estreme conseguenze le nozioni scientifiche apprese nei percorsi scolastici di ogni regione.
Nuove frontiere, tecnologie digitali
Se il melanoma è uno degli avversari più temibili tra i tumori cutanei, è pur vero che la medicina ha sviluppato strumenti sempre più efficaci per contrastarlo. La diagnosi precoce è la vera arma vincente, capace di ridurre drasticamente la mortalità associata alla neoplasia.
Un melanoma individuato nelle sue fasi iniziali ha un indice di successi terapeutici superiore al 90%, mentre un tumore già avanzato riduce le possibilità di cura e aumenta il rischio di metastasi. Da qui nasce la necessità di sensibilizzare la popolazione, soprattutto i giovani, sull’importanza di controllare la pelle regolarmente e riconoscere tempestivamente eventuali lesioni sospette.
Negli ultimi decenni, la medicina ha affinato le tecniche diagnostiche, e la dermoscopia è oggi considerata una delle metodologie più affidabili per identificare il melanoma e altre lesioni cutanee. Si tratta di una tecnica non invasiva che consente di analizzare nei e altre formazioni della pelle attraverso un microscopio digitale, permettendo ai dermatologi di individuare alterazioni invisibili a occhio nudo. Grazie all’uso della luce polarizzata e all’ingrandimento ottico, l’esame (spesso indicato anche come dermatoscopia o epiluminescenza) permette di valutare il colore, la struttura interna e la distribuzione dei pigmenti di una lesione cutanea.
Uno dei massimi esperti di dermatologia in Italia è il Professor Ignazio Stanganelli, Direttore della Skin Cancer Unit IRCCS IRST (Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori “Dino Amadori”) e Direttore della Scuola di Specializzazione in Dermatologia presso l’Università di Parma, che ha introdotto la tecnologia più sofisticata negli screening e ne ha promosso l’utilizzo sempre più esteso.
Progetto Suntel
Uno dei punti di forza del progetto SUNTEL, così come è stato sviluppato nel Liceo Scientifico Oriani di Ravenna, è proprio la capacità di integrare la tecnologia nella pedagogia applicata, nella fattispecie, alla dermatologia. In occasione del Melanoma Day, gli studenti hanno assistito al primo esempio europeo di integrazione tra peer education e teledidattica. Grazie alla collaborazione con l’Intergruppo Melanoma Italiano, le classi hanno potuto testare l’utilizzo delle tecnologie diagnostiche, simulare screening dermatologici e imparare a riconoscere i segni precoci del melanoma.

IMI “Il Sole per Amico for Young” e la teledermatologia
Un altro elemento chiave è stata la piattaforma e-learning IMI “Il Sole per Amico for Young”, che ha permesso agli studenti di accedere a contenuti multimediali interattivi, video tutorial e quiz per valutare il grado di apprendimento. Insieme alla dottoressa Franca Gentilini del progetto IOR Scuola, gli studenti hanno condotto sessioni di sensibilizzazione coinvolgendo 24 classi del biennio, analizzando le abitudini di esposizione solare e di protezione, e raccogliendo dati che hanno evidenziato una crescente consapevolezza sulla prevenzione.
Questa esperienza ha dimostrato che le nuove tecnologie possono diventare strumenti fondamentali nella prevenzione del melanoma, rendendo la diagnosi precoce più accessibile e aumentando l’attenzione dei giovani nei confronti della pelle. L’integrazione tra educazione, tecnologia e medicina preventiva rappresenta la nuova frontiera nella lotta al melanoma. Il Professor Stanganelli, con il suo lavoro pionieristico nel campo della teledermatologia, ha mostrato come sia possibile calare la prevenzione in un contesto reale, facendola diventare una pratica condivisa.
Il Liceo Oriani di Ravenna è diventato, in questo senso, un esempio da seguire a livello nazionale, dimostrando che la scuola può giocare un ruolo cruciale nella lotta ai tumori cutanei, educando i giovani a una maggiore consapevolezza e responsabilità verso la propria salute. Per la cronaca, alla presentazione sono intervenuti tra gli altri Gaia Saini, presidente dell’Ordine dei Medici di Ravenna, l’assessore provinciale Luca Cortesi con delega all’Istruzione, e Mario Pretolani, presidente dell’Associazione Volontari IOR.
Ma cosa serve per replicare questo modello in tutta Italia? Vediamo dunque le strategie nazionali per estendere i programmi educativi e l’importanza di un’azione istituzionale coordinata e incisiva.
Strategie nazionali, ruolo delle istituzioni
La lotta contro il melanoma non può limitarsi a singole iniziative locali estemporanee, per quanto meritorie: servono politiche nazionali capaci di diffondere la cultura della prevenzione in tutte le scuole e nelle comunità. L’esempio virtuoso del Liceo Scientifico Oriani di Ravenna dimostra che una formazione mirata, unita all’impiego di strumenti digitali, con un linguaggio vicino ai giovani, può modificare la percezione del rischio e rendere la protezione della pelle una pratica quotidiana.
Ma, dicevamo, come portare questo modello su scala nazionale? La risposta si può condensare in tre elementi chiave: sensibilizzazione istituzionale e politica, diffusione dei programmi di screening precoce, educazione alla protezione solare nelle scuole e nei centri di aggregazione.
Un passo importante è stato fatto con il Melanoma Day, iniziativa che ha coinvolto la Commissione Sanità della Camera dei Deputati insieme alle Società Scientifiche e alle Associazioni dei Pazienti. Questo evento ha evidenziato l’urgenza di inserire la prevenzione in una strategia nazionale. Come ha sottolineato il Professor Ignazio Stanganelli, la prevenzione non deve limitarsi a chi è già sensibile al tema, ma deve raggiungere chi ancora non ha sviluppato consapevolezza, soprattutto tra i giovanissimi.
Vincere l’indifferenza
Melanoma Day è un primo passo importante, ma bisogna adoperarsi affinché diventi una campagna strutturata, con finanziamenti e supporto istituzionale. La proposta è quella di creare percorsi di prevenzione obbligatori nelle scuole, con moduli di insegnamento integrati nelle discipline scientifiche e sanitarie. La Romagna ha dimostrato che si possono divulgare i fondamentali della diagnosi precoce nelle scuole superiori, ora il modello deve essere replicato. Ma cosa altro serve per estendere la pratica degli screening cutanei su scala nazionale? La risposta è intuitiva: aumento dei finanziamenti per le campagne di prevenzione, stretta collaborazione tra università, istituti di ricerca e scuole. L’integrazione di teledermatologia e diagnosi digitale nei programmi scolastici potrebbe incrementare la diffusione degli screening su larga scala negli adulti, facilitando l’individuazione dei casi sospetti prima che il melanoma diventi invasivo.
La prevenzione del melanoma può e deve essere frutto di un impegno collettivo. L’esempio di Ravenna, con il Liceo Oriani e il Professor Stanganelli, mostra che la combinazione di tecnologia, educazione tra pari, consapevolezza e screening mirati può cambiare la percezione del rischio e proteggere le nuove generazioni. Ora è il momento di estendere questo modello a una platea più vasta. La prevenzione non può essere affidata solo alle iniziative locali: deve diventare parte integrante delle politiche di salute pubblica, con un impegno concreto da parte delle istituzioni, delle scuole e della società civile. Perché il melanoma è una minaccia che incombe, ma con la giusta strategia possiamo ridurne drasticamente l’impatto, garantendo ai giovani una vita più sicura e consapevole.