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Serve il gioco di squadra per sopravvivere all’ictus cerebrale

La parola chiave per sopravvivere all’ictus cerebrale è “gioco di squadra”. Un concetto ribadito da A.L.I.Ce. Italia Odv, l’Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale, in occasione della giornata mondiale contro l’ictus cerebrale che si è celebrata il 29 ottobre

L’ictus è una malattia cerebrovascolare acuta che può essere causata dall’improvvisa ostruzione, da parte di un trombo o di un embolo, di un vaso del circolo cerebrale (in questo caso si parla di ictus ischemico) oppure dalla rottura di un’arteria (in questo caso si parla, invece, di ictus emorragico). È una di quelle patologie definite “tempo-dipendenti”: richiede un’attivazione immediata del sistema del soccorso; infatti, prima si interviene e più cellule cerebrali si possono salvare, consentendo una migliore ripresa e una minore disabilità. 

L’ictus cerebrale in Italia rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, e la prima causa di invalidità. Quasi 100.000 italiani ne vengono colpiti ogni anno e la metà dei superstiti rimane con problemi di disabilità anche grave. Le persone che hanno avuto un ictus e sono sopravvissute, con esiti più o meno invalidanti, sono oggi circa 1 milione, ma il fenomeno è in crescita sia perché si registra un invecchiamento progressivo della popolazione sia per il miglioramento delle terapie attualmente disponibili.

Come sottolinea Andrea Vianello, presidente di A.L.I.Ce. Italia Odv, “è fondamentale che tutti i cittadini siano consapevoli di quali siano i fattori di rischio dell’ictus, di quanto sia importante il riconoscimento tempestivo dei sintomi e di cosa fare in caso di loro comparsa”.

Come per tutte le patologie tempo dipendenti e per tutti i percorsi di emergenza urgenza, è il lavoro di squadra che fa la differenza e, nel caso dell’ictus cerebrale, è fondamentale innanzitutto la consapevolezza dei cittadini: riconoscerne precocemente i sintomi e chiamare tempestivamente il 112 possono davvero salvare la vita. La corretta informazione della popolazione svolge un ruolo fondamentale per favorire la consapevolezza dell’importanza di uno stile di vita corretto per la prevenzione di questa malattia e la riduzione delle sue conseguenze – dichiara il professor Danilo Toni, Direttore dell’Unità trattamento neurovascolare del Policlinico Umberto I di Roma e presidente del Comitato tecnico scientifico di A.L.I.Ce. Italia Odv”. 

I sintomi da riconoscere sono:

  • improvviso intorpidimento, insensibilità o formicolio e/o debolezza, perdita di motilità e forza di grado variabile della metà inferiore del viso, del braccio e/o della gamba di un lato del corpo, con asimmetria della bocca (“bocca storta”, più evidente quando si prova a sorridere) e/o incapacità di sollevare un braccio o di mantenerlo alzato allo stesso livello dell’altro e/o difficoltà a muovere una gamba
  • improvvisa confusione mentale, difficoltà a parlare o a comprendere
  • improvvisa difficoltà nel vedere oppure visione offuscata in uno o entrambi gli occhi
  • improvvisi problemi di stazione eretta e deambulazione, vertigini, perdita di equilibrio o della coordinazione, con eventuale caduta a terra
  • improvviso forte mal di testa senza causa nota, diverso dal solito

In caso di comparsa di sintomi riferibili all’ictus è assolutamente necessario evitare di perdere tempo ed è indispensabile chiamare subito il 112, quindi

  • non aspettare di vedere se i sintomi migliorano spontaneamente;
  • non chiamare e non recarsi dal medico di medicina generale (MMG) o dalla Guardia Medica;
  • non recarsi in Pronto Soccorso con mezzi propri, anche per evitare di presentarsi in un Ospedale dove non sia disponibile almeno il trattamento trombolitico per via endovenosa”.

L’infermiere è un’altra delle figure importanti nella presa in cura a domicilio della persona colpita da ictus, insieme al caregiver e familiari che aiutano il paziente nelle attività quotidiane. Gli specialisti si occupano del post ictus, quindi mettendo in campo il trattamento neuroriabilitativo. Oltre alla riabilitazione motoria, che aiuta a mantenere il tono e la forza muscolare, spesso è necessario prevedere anche sedute di logopedia ed esercizi che possano migliorare la deglutizione e effettuare la terapia occupazionale, un importante aiuto nell’affrontare le attività quotidiane ed essere nuovamente inseriti nell’ambiente sociale e lavorativo.

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