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Perché? Ambiente

Alla scoperta del pianeta Terra, delle sue fragilità e dei rischi che l’uomo e gli ecosistemi mondiali stanno correndo. Con oltre 100 quiz.

I cambiamenti climatici, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), oltre ad aumentare il carico di malattie, direttamente o indirettamente, causeranno 250.000 decessi all’anno tra il 2030 e il 2050. La gestione del capitale naturale diventa quindi non solo una responsabilità ecologica, ma anche una responsabilità sociale, economica e di salute e benessere delle popolazioni.

Così Laura Mancini, Direttore del reparto Ecosistemi e Salute presso l’Istituto Superiore di Sanità, nella sua prefazione al libro Perché? Ambiente. Oltre 100 quiz per salvare il pianeta, scritto dal giornalista scientifico Maurizio Maria Fossati: “Lavorare contro la natura sfruttando in modo eccessivo le risorse del capitale naturale può essere catastrofico non solo in termini di perdita di biodiversità, ma anche per gli esseri umani, poiché la produttività e la resilienza dell’ecosistema diminuiscono col tempo e alcune regioni diventano più soggette a eventi estremi come inondazioni e siccità. In definitiva, lavorare contro la natura rende più difficile il sostentamento delle comunità umane (in particolare negli ecosistemi già stressati), portando potenzialmente alla morte per fame, all’aumento di malattie, ai conflitti per la scarsità delle risorse e alle migrazioni”.

“Ho scritto questo libro perché dobbiamo preoccuparci di difendere e preservare l’ambiente”, spiega l’autore del libro che ci guida alla scoperta del pianeta Terra, delle sue fragilità e dei rischi che l’uomo e gli ecosistemi mondiali stanno correndo. Con oltre 100 quiz.“Perché salvare l’ambiente significa salvare il futuro del nostro Pianeta e quindi dell’umanità. Perché la Terra è fragile e gli equilibri del Pianeta sono a rischio. La popolazione mondiale – continua Maurizio Maria Fossati – supera oggi i 7 miliardi e 700mila abitanti. Secondo le stime dell’ONU arriverà a 8,5 miliardi nel 2030 e, probabilmente, a quasi 10 miliardi nel 2050. Le attività umane, quindi, incideranno sempre di più sull’ambiente e la salute del mondo che ci ospita. Lo sviluppo industriale ha via via aumentato le emissioni di gas serra che, oltre ad avvelenare l’aria delle città e delle aree produttive, stanno riscaldando il clima dell’intero Pianeta. E tenete conto che il riscaldamento globale non è una bufala, ma un preoccupante fenomeno in atto da decenni, accertato e costantemente monitorato dai ricercatori della NASA e dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), il più prestigioso forum di esperti climatologi del mondo.

Oggi bolle di calore, polveri sottili ed eventi atmosferici estremi mettono a rischio la salute e la vita delle popolazioni. I ghiacci polari e il permafrost rischiano la fusione e minacciano di fare aumentare il livello di mari, oceani e di variarne la salinità. I venti del vortice polare, garanzia di stabilità delle temperature dell’emisfero settentrionale, si stanno spezzettando. I cambiamenti climatici minacciano la sopravvivenza delle specie animali e vegetali più fragili, mettendo a rischio la biodiversità. Fortunatamente la natura possiede grandi capacità di adattamento e recupero, e l’uomo è ancora in tempo per rimediare. Possiamo ancora cambiare il corso degli avvenimenti. Ma dobbiamo farlo in fretta. Subito. Prima di arrivare a situazioni di non ritorno. Sì, perché, sebbene sia difficile rendersene pienamente conto, la “Terra è fragile”.

Ho volutamente ripreso la famosa affermazione dell’astronauta americano Michael Collins, pilota del modulo di comando dell’Apollo 11, che rimase in orbita intorno alla Luna mentre Neil Armstrong e Buzz Aldrin lasciavano le prime impronte umane sulla polverosa superficie lunare. Collins dalla capsula spaziale in volo attorno alla Luna, vedeva in lontananza lasplendida sfera azzurra della Terra, con i continenti e gli oceani. Affascinato dall’immagine del Pianeta, disse: “Com’è fragile la Terra! E com’è sottile l’atmosfera che la protegge dalle radiazioni dello spazio”. Un pensiero spontaneo, ma un’osservazione che dovrebbe farci meditare. Sì, perché l’atmosfera che, guardando verso il cielo, ci potrebbe sembrare infinita, in realtà è molto sottile se paragonata alle dimensioni della Terra. Tanto per avere un’idea, se prendessimo come modello della Terra una sfera del diametro di un metro, l’atmosfera che la avvolge sarebbe uno strato non più spesso di mezzo centimetro. E allora, prendiamoci cura dell’aria, della natura, degli animali e delle piante del nostro Pianeta. Perché ogni oceano e ogni pianta, ogni spazio verde, contribuiscono a mantenere l’equilibrio della nostra “sottile” atmosfera. Rispettiamo l’aria, il verde, i torrenti, i fiumi, i laghi e i mari, fonti di risorse di vita insostituibili.

I politici e i governi dovrebbero essere i primi a comprendere e legiferare con lungimiranza, responsabilità e rapidità. Dal canto nostro, noi lo sappiamo: l’aria e l’acqua sono vita. Ma solo finché restano pure e incontaminate. Noi, lo sappiamo: i prodotti inquinanti causano malattie gravi e spesso letali se respirati, assunti col cibo o assimilati attraverso la pelle. Ma non solo. I recenti studi di epigenetica ci insegnano che l’inquinamento può alterare il buon funzionamento dei geni del DNA con gravi conseguenze per noi e per i nostri figli. E allora, impegniamoci tutti, in prima persona, a preservare questo meraviglioso e preziosissimo mondo che ci appartiene, ma dal quale dipende la nostra vita. Non perdiamoci nel torpore dell’indifferenza. Teniamo gli occhi bene aperti. E chiediamoci tanti “perché?”. Per potere capire e migliorare. Sì, perché, parafrasando l’affermazione di Armtrong: un piccolo passo di ciascuno di noi, può determinare un gigantesco balzo per la salute dell’umanità”.

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