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Indagine Simeu:  Pronto soccorso, avamposto delle cure per gli anziani

Il tempo medio di attesa è aumentato di 6 ore dal 2019 al 2023. Sempre più anziani si rivolgono alla prima linea degli ospedali. Le carenze della medicina territoriale. Lo studio in vista del congresso nazionale di Genova della società scientifica della medicina di emergenza e urgenza 

Gli anziani dagli 80 anni in su che si sono rivolti ai Pronto Soccorso italiani sono aumentati di oltre 250mila dal 2019 al 2023 facendo salire la percentuale sul totale degli accessi dal 23 al 27 per cento. Nello stesso periodo preso in esame i tempi di attesa in barella prima di ricoverare i pazienti in reparto sono saliti da una media di 25 ore di cinque anni fa alle attuali 31.

Quelle che emergono dallo studio condotto da Simeu, la Società italiana di medicina di emergenza e urgenza, sono soltanto due istantanee della situazione attuale sul fronte dell’emergenza urgenza che raffrontate a quella dell’ultimo anno prima della pandemia Covid, confermano ulteriormente un quadro più che allarmante negli ospedali del Paese. 

Non va meglio neppure sul versante della spesa, se si considera che prendendo in esame l’aspetto economico dell’attività dei Pronto Soccorso e comparando i dati sempre con quelli del 2019 si assiste a un incremento di costi del 13% per gli esami di laboratorio, del 15% per i farmaci e addirittura del 23% per la diagnostica per immagini. Resta poi sempre aperta da discussione, con opinioni e possibili rimedi differenti, sull’eccessivo ricorso a quella che è la prima linea della medicina ospedaliera. Dal report di Simeu emerge come il 3,5% dei pazienti registrati in Pronto Soccorso ha eseguito più di cinque accessi nel 2023. 

Per il presidente di Simeu, Fabio De Iaco, dirigente dell’emergenza urgenza all’ospedale Maria Vittoria dell’Asl Città di Torino, “i dati evidenziano un generale incremento della complessità che il Pronto Soccorso italiano continua ad affrontare. Sono numeri che esprimono incrementi aritmetici ma che andrebbero letti come esponenziali, visto che ogni segno più corrisponde a un aumento di attività su persone che hanno necessità cliniche e assistenziali che coinvolgono più professionisti. Tutto questo in un contesto di progressivo depauperamento degli organici e di frequente inadeguatezza di spazi e strutture”. Per De Iaco che presiederà il tredicesimo congresso nazionale di Simeu, in programma a Genova dal 30 maggio al primo giugno, “è l’ennesima conferma di quanto rilevato da anni, ovvero il Pronto Soccorso è lo specchio della situazione complessiva del Servizio sanitario nazionale, ma anche, allo stato attuale, l’unica risposta possibile per molte condizioni”.

È questo il caso, tra gli altri, degli anziani che sempre in numero maggiore si rivolgono al Pronto Soccorso. “Ci sono persone con gravi difficoltà sociali, ma anche pazienti cronici che hanno necessità frequenti”, osserva il segretario nazionale della società scientifica Antonio Voza, che evidenzia “carenze esterne alla medicina di emergenza e urgenza” che in qualche modo supplisce a risposte che spesso non arrivano dalla medicina territoriale. Anche sui tempi di attesa nei Pronto Soccorso, aumentati in media di oltre 6 ore in cinque anni, richiama l’attenzione il Simeu. “Quel tempo riflette il disagio dei pazienti e l’impegno del personale sanitario”, sempre più insufficiente. “Se si moltiplicano le 31 ore di attesa media per il numero di ricoveri, in un anno emerge una cifra spaventosa pari a decine di milioni di ore di assistenza e cura in barella”.

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