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Alimentazione e tumori, siamo quello che mangiamo. Otto pazienti su dieci dovrebbero ricevere una valutazione nutrizionale

Gravi errori alimentari possono influenzare l’insorgenza di un tumore. Non solo. Durante un ciclo di cure oncologiche è essenziale curare in modo particolare l’alimentazione, perché si è visto che una condotta appropriata a tavola contribuisce ai processi di guarigione. Anche Carlo D’Inghilterra, che soffre di prostata, ha modificato la sua dieta su suggerimento dei medici londinesi, così almeno ha dichiarato la regina Camilla. Sappiamo che siamo quello che mangiamo, una scelta fatta con criterio può rafforzare il sistema immunitario, e sostenere l’organismo che deve affrontare un ciclo di cure pesanti, chemioterapia, chirurgia o radioterapia. Eppure ancora oggi in Italia, secondo le stime, otto persone su dieci tra tutte tutte quelle in trattamento con antitumorali dovrebbero ricevere una valutazione nutrizionale, ma invece di affidarsi a criteri razionali si finisce per improvvisare volta per volta il menu.

Scarsa o assente informazione da parte dei medici curanti, pareri discordanti e confusione sull’argomento, nessun ricorso a rimedi non convenzionali e nessuna indicazione o consiglio su come mantenere il peso corporeo. Sono queste le principali esperienze vissute dai pazienti e dalle pazienti con tumore riguardo la nutrizione e l’alimentazione durante il percorso di cura.

Un’esperienza sconfortante quella riferita dagli intervistati nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla nutrizione nei pazienti oncologici realizzata nell’ambito dell’iniziativa “In Contatto” promossa dalle 45 Associazioni del Gruppo “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere”, che ha voluto indagare le esperienze e le esigenze dei pazienti e delle pazienti per portare all’attenzione delle Istituzioni eventuali disagi, bisogni non soddisfatti e proposte per trovare soluzioni adeguate.

È evidente l’attenzione e la crescente consapevolezza dei pazienti sulle tematiche riguardanti l’importanza di diete personalizzate e scelta di alimenti durante il percorso di cura. L’alimentazione è ritenuta dalla maggioranza dei pazienti un fattore determinante per il benessere fisico, per evitare la perdita di peso e per conservare la forza necessaria ad affrontare le terapie contro il cancro.

Al questionario ha risposto un campione di 283 uomini e donne con diagnosi di tumore e oltre la metà (55,1%) in trattamento all’epoca dell’indagine, quasi il 28% in fase di remissione di malattia. Il 46,3% del campione di età compresa tra i 61 e i 75 anni, il 32,2% tra i 51 e i 60 anni, un complessivo 21,6% tra i 18 e i 50 anni, i restanti 7,1% sopra i 76 anni. Dalla ricerca emergono lacune importanti: carenza o assenza di informazione, talvolta confusione sulla nutrizione da parte degli operatori sanitari, mancanza di figure specialistiche, come il dietista o il nutrizionista, cui far riferimento nelle strutture oncologiche, accesso difficoltoso ad alimenti o integratori consigliati, assenza di supporto nutrizionale al momento della diagnosi e mancanza di presa in carico del fattore alimentare, infine, latitanza del Servizio Sanitario Nazionale nel supportare le necessità nutrizionali dei pazienti.

La maggioranza dei rispondenti è di sesso femminile. Il dato più rilevante e per certi versi sconcertante riguarda l’85% degli intervistati, che affermano di non avere ricevuto o di non essere stato sottoposto ad alcuna valutazione di tipo nutrizionale al momento della diagnosi di tumore né dopo, nei successivi incontri con i medici curanti, contro uno sparuto 15,2% che ha risposto positivamente.

«Abbiamo ritenuto necessario realizzare un’indagine qualitativa sulla nutrizione dei pazienti oncologici per diverse ragioni, non ultima la considerazione che l’alimentazione è uno dei principali bisogni e necessità dell’uomo e che una corretta alimentazione è alla base della prevenzione di molti tumori – dichiara Annamaria Mancuso, Presidente di Salute Donna ODV che coordina il Gruppo “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere” – oggi, riflettendo sulle evidenze emerse dalla ricerca, siamo più che mai convinti dell’opportunità di capire di più rispetto a questo elemento così fondamentale nella vita di tutti noi, ma che per i pazienti affetti da tumore che si trovano in una condizione di particolare fragilità, assume una valenza e un ruolo determinanti, e come viene affrontato nelle strutture oncologiche. Siamo veramente colpiti dal dato che concerne la quasi totale assenza di valutazione nutrizionale in ambito oncologico; questo ci deve indurre a lavorare su tale aspetto che, per molti versi, è collegato a problematiche strutturali, organizzative e di risorse umane all’interno dei reparti di oncologia. Criticità che sono, a quanto pare, ancora ampiamente diffuse sul territorio nazionale. Il nostro compito, come Associazioni dei pazienti e delle pazienti, è stimolare le Istituzioni a rendere la presa in carico del paziente il più possibile globale all’interno di una visione olistica della persona e della malattia. È necessario integrare figure specialistiche e aspetti nutrizionali nel percorso diagnostico terapeutico-assistenziale, anche perché una mole di studi clinici dimostrano ormai che le abitudini alimentari nel corso delle cure possono influire sulla risposta delle terapie, sul mantenimento di una buona qualità della vita e sul contrasto agli effetti collaterali dei trattamenti farmacologici e chirurgici».

Risulta evidente da questi dati come ancora oggi l’attenzione degli oncologi sia estremamente centrata sulla malattia tumorale e i trattamenti.

Dall’indagine emerge che quasi il 70% dei pazienti nei sei mesi successivi alla diagnosi di tumore ha perso peso, con una variazione che ha oscillato intorno al 10%, non poco (53,3% dei pazienti più del 10%, 46,7% meno del 10%). Al tempo stesso, quasi il 70% del campione non ha ricevuto indicazioni né consigli sull’alimentazione tenendo conto della sua patologia, mentre circa il 35,2% ha ricevuto consigli e suggerimenti da un dietista o da un nutrizionista. Nel 27,3% dei casi è stato proprio l’oncologo a offrire supporto nutrizionale, il medico di famiglia solamente nel 3,4%. Più di un paziente su due non ha ricevuto aiuto sugli aspetti nutrizionali, il 23,7% si è quindi rivolto a professionisti privati, mentre il Servizio Sanitario Nazionale risulta latitante, solo un 18,4% del campione ha trovato un qualche aiuto. Il supporto nutrizionale con consigli e suggerimenti ha un suo preciso valore e significato in termini di evidenti benefici che comporta per i pazienti, difatti il 43,7% di coloro che hanno usufruito di un aiuto nutrizionale ha ritenuto “molto” utili i consigli, “abbastanza” utili il 42%, “poco” utili il 13,4%. Circa l’80% di chi ha ricevuto indicazioni e/o consigli su cosa mangiare o non mangiare, come e quanto durante i trattamenti, afferma di aver avuto qualche problema a mettere in pratica i suggerimenti: una metà circa del campione, 53,7%, non sembra aver tratto benefici da una specifica dieta, mentre l’altra metà, 46,3%, ne ha ottenuto vantaggi durante le terapie.

«I dati di questa indagine confermano quanto sia urgente integrare il supporto nutrizionale come elemento centrale del percorso di cura oncologico – commenta Hellas Cena, Responsabile Servizio di Nutrizione Clinica e Dietetica, Unità di Medicina Interna ed Endocrinologia, Maugeri IRCCS, Università degli Studi di Pavia – la valutazione dello stato nutrizionale e l’accesso a medici specialisti in nutrizione o dietisti, devono essere garantiti sin dalla diagnosi per migliorare la qualità di vita dei pazienti e il successo delle terapie. Infatti, la valutazione dello stato nutrizionale e gli interventi per migliorarlo, non solo sono un supporto accessorio, ma un fattore determinante per affrontare il percorso terapeutico. Emerge dalla ricerca anche una crescente consapevolezza sull’importanza dell’alimentazione da parte dei pazienti che , spesso però sono piuttosto confusi dal momento che le informazioni affidabili sono scarse e spesso devono far ricorso al web o a professionisti privati».

Le evidenze mostrano che il supporto nutrizionale è un bisogno clinico ancora largamente insoddisfatto. Oltre a ciò i pazienti hanno le idee molto chiare sulle loro esigenze: vogliono maggiori e più dettagliate informazioni su cosa mangiare (63%), desiderano ricevere un piano alimentare personalizzato (44,2%), chiedono maggiore supporto per gestire gli effetti collaterali (29,3%) e un accesso ad alimenti/integratori consigliati a prezzi accessibili (21,2%), infatti tutti i pazienti lamentano il costo eccessivo dei nutrienti idonei alle loro specifiche necessità.

L’indagine ha individuato una realtà assistenziale, rispetto al tema fondamentale della nutrizione e alimentazione dei pazienti affetti da tumore, molto insoddisfacente se non sconfortante: mancano le figure specialistiche nei reparti oncologici italiani, l’elemento nutrizionale non è valutato al momento della diagnosi e nemmeno nel corso dei trattamenti e del follow up, manca l’informazione su questa tematica così importante, nei reparti non sono disponibili materiali cartacei sugli alimenti e su cosa mangiare o non mangiare durante le cure, non vengono prescritti né consigliati rimedi non convenzionali, come l’agopuntura o l’omeopatia, non vengono date indicazioni su cosa fare per evitare di perdere peso o come riuscire a mantenere il peso corporeo, nonostante sia un fatto ben noto ai clinici che la diagnosi di tumore spesso si accompagna a un decadimento dello stato nutrizionale.

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