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Tumore al seno metastatico, gli anticorpi coniugati (sacituzumab govitecan) ti allungano la vita

Il carcinoma mammario metastatico rappresenta uno dei cimenti della moderna oncologia e senologia. Ogni anno, in Italia, si registrano circa 13mila casi di tumore al seno metastatico, con una stima di circa 40mila donne che convivono stabilmente con questa malattia in fase avanzata. Ultimamente, una importante novità ha catturato l’attenzione della popolazione femminile sensibile a questi temi, si tratta di Sacituzumab govitecan, un anticorpo coniugato che ha ricevuto una nuova indicazione dall’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) per il trattamento del carcinoma mammario metastatico HR+/HER2- e per il tumore al seno metastatico triplo negativo (mTNBC).



Nel corso di una conferenza stampa, ieri a Milano, sono stati evidenziati i passi avanti che questa terapia può comportare nella gestione delle forme particolarmente aggressive di tumore mammario. Il Sacituzumab govitecan rientra nella categoria degli Antibody-Drug Conjugates (ADC), farmaci innovativi in grado di scovare le cellule tumorali grazie ai recettori presenti sulla loro superficie. Gli Antibody-Drug Conjugates sono una classe di farmaci biotecnologici progettati come terapia mirata, combinano le proprietà di targeting degli anticorpi monoclonali con le capacità citotossiche dei farmaci chemioterapici. Per capirci, agiscono, prendendo a prestito una espressione ormai purtroppo presente quotidianamente nelle breaking news dei telegiornali, come microscopici droni killer guidati dal localizzatore gps sul bersaglio, ma in questo caso la missione speciale è a fin di bene. In pratica, un ADC è formato da un anticorpo monoclonale legato a un agente chemioterapico attraverso un linker chimico. L’anticorpo monoclonale si lega a un antigene specifico presente sulla superficie delle cellule tumorali, permettendo al farmaco citotossico di essere rilasciato direttamente all’interno delle cellule tumorali, riducendo così i danni alle cellule sane.

Sacituzumab govitecan è un esempio lampante di ADC, un farmaco anticorpo coniugato diretto contro un antigene specifico del tessuto neoplastico, utilizzato principalmente per il trattamento del carcinoma mammario metastatico triplo negativo (mTNBC) e del carcinoma mammario metastatico HR+/HER2- (positivo per i recettori ormonali e negativo per il recettore HER2). Sacituzumab govitecan ha dimostrato di migliorare in maniera significativa l’aspettativa e la qualità di vita delle pazienti rispetto ai trattamenti chemioterapici standard.

Il tumore al seno HR+/HER2- rappresenta circa il 70% delle diagnosi di carcinoma mammario. Nella sua forma metastatica, ha un tasso di controllo della malattia a cinque anni stimato attorno al 34%, con circa 6-8.000 nuovi casi diagnosticati annualmente in Italia. Il professor Michelino De Laurentiis, luminare dell’Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione Pascale di Napoli, ha spiegato come il Sacituzumab govitecan sia indicato per le pazienti con carcinoma mammario metastatico HR+/HER2- che abbiano già ricevuto almeno una terapia endocrina e almeno due linee di chemioterapia. “I vantaggi dell’utilizzo di questo farmaco rispetto alla tradizionale terapia chemioterapica sono stati evidenziati dallo studio TROPiCS-02, che ha dimostrato un miglioramento della Progression-Free Survival, riducendo il rischio di progressione della malattia di circa il 34% e prolungando il controllo della malattia, riducendo il rischio di decesso di circa il 21%”.

Ma i progressi non si fermano qui. Grazie alle evidenze scientifiche, l’uso del Sacituzumab govitecan è stato anticipato alla seconda linea di trattamento per il tumore al seno metastatico triplo negativo (mTNBC), una forma particolarmente aggressiva di tumore con un tasso di controllo della malattia a cinque anni paragonabile al 12%. Lucia Del Mastro, direttore oncologia medica, Ospedale Policlinico San Martino di Genova, ha sottolineato l’importanza di poter impiegare questo farmaco in una fase più precoce della malattia. “I dati hanno mostrato che Sacituzumab govitecan può essere utilizzato già in seconda linea, consentendo di mettere in atto un trattamento in una fase in cui le possibilità di risposta sono maggiori”, ha affermato. “Dobbiamo, piuttosto, cercare di eliminare il termine triplo negativo, perché serviva ad indicare che c’erano scarse opzioni terapeutiche, oggi non è più così”. Lo ha aggiunto la professoressa Del Mastro. Il tumore al seno triplo negativo, ha spiegato, deve il suo nome al fatto che è un tipo di carcinoma nelle cui cellule non è presente nessuno dei tre principali bersagli molecolari per cui invece esistono trattamenti efficaci in altri tipi di cancro della mammella. I bersagli assenti, per così dire, nel triplo negativo, sono il recettore degli estrogeni, il recettore del progesterone e un aumento dell’espressione del recettore 2 del fattore di crescita dell’epidermide (HER-2). Il triplo negativo, privo di questi recettori, rappresenta circa il 15% dei carcinomi alla mammella, ed è uno dei più complessi da curare, la prognosi un tempo era spesso considerata infausta. “Dobbiamo impegnarci come società scientifica a togliere questa etichetta, per le quali la donne hanno sviluppato un vero e proprio terrore – ha concluso la specialista – e ci dobbiamo inventate un termine diverso”.

La soddisfazione per l’estensione delle indicazioni all’impiego di anticorpi coniugati in senologia è palese, e Frederico Da Silva, amministratore delegato di Gilead Sciences Italia, ha espresso la speranza che queste terapie siano rese disponibili senza indugi in tutte le Regioni italiane. “Ci auguriamo che ovunque si possa beneficiare di questa innovazione terapeutica al più presto. Da parte nostra, continueremo a rafforzare il nostro impegno nella ricerca clinica: attualmente, sono attivi 30 studi per 20 nuove potenziali indicazioni per il tumore al seno e altre tipologie di tumori solidi entro il 2030”, ha dichiarato Da Silva.

«Nel traguardo raggiunto hanno avuto un ruolo determinante anche le associazioni pazienti», ha sottolineato Rosanna D’Antona, Presidente di Europa Donna Italia. «Già nel dicembre 2023 era stata inviata ad AIFA una lettera a firma di Europa Donna Italia insieme alle Presidenti di altre reti di pazienti, per chiedere che venisse rivista una restrizione all’uso di questo farmaco per le donne con tumore al seno triplo negativo metastatico. A quella istanza AIFA aveva prontamente risposto assicurando che l’oggetto della richiesta era già al vaglio del loro comitato tecnico scientifico, e che l’appello corale delle associazioni dedicate alla senologia avrebbe potuto fare la differenza. Oggi il nostro ringraziamento va a chi ha reso possibile che fosse estesa l’accessibilità del farmaco, a partire dalle tante pazienti che hanno aderito ai trial clinici, le istituzioni e la comunità medico-scientifica».

In definitiva, l’introduzione del Sacituzumab govitecan rappresenta una significativa opportunità per le pazienti affette da carcinoma mammario metastatico HR+/HER2- e triplo negativo. Grazie ai progressi compiuti, la gestione della malattia può diventare più efficace e mirata, aprendo la strada a trattamenti personalizzati e potenzialmente più efficaci. Il dialogo tra ricercatori, enti reglatori e aziende farmaceutiche è fondamentale.

«Per le pazienti con metastasi il tempo è un valore prezioso: offrire cure che allunghino l’aspettativa di vita è un obiettivo cruciale. Come Presidente dell’Intergruppo Parlamentare Breast Cancer – ha dichiarato l’onorevole Simona Loizzo, componente della XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati – ho accolto con molto piacere non solo l’estensione di accesso al farmaco anticorpo-coniugato sacituzumab govitecan per tutte le donne con tumore al seno metastatico triplo negativo, ma anche l’inclusione in Gazzetta Ufficiale dello stesso per le pazienti con tumore al seno metastatico HR+/HER2-, una nuova indicazione che segna un ulteriore e importante passo in avanti nella gestione della malattia in stadio avanzato». «Il nostro compito come politici è continuare a collaborare attivamente con Aifa e con le associazioni di pazienti per accelerare i processi di accesso affinché tutti possano beneficiare dei trattamenti più innovativi nel più breve tempo possibile. Un lavoro che non può prescindere dalla collaborazione con le aziende, grazie al cui impegno nella ricerca è possibile portare sui nostri tavoli di discussione terapie sempre più efficaci».

«Esprimiamo grande soddisfazione per l’estensione terapeutica di sacituzumab govitecan nel trattamento del tumore della mammella triplo negativo metastatico», aggiunge la professoressa Adriana Bonifacino, Presidente della Fondazione IncontraDonna. «Si tratta di un farmaco che rappresenta un’opportunità significativa per le pazienti con malattia metastatica e questo risultato è stato reso possibile grazie a un’importante azione di advocacy congiunta con le Associazioni di Pazienti Malati di Cancro alla Mammella. Ora che il farmaco è stato approvato anche per l’indicazione HR+ è bene che le Regioni si adoperino per garantire la possibilità di prescrizione sia da parte dei Centri di oncologia che dei Centri di senologia. Il tempo è sempre un fattore cruciale per le pazienti che convivono con una malattia metastatica e l’accesso immediato a trattamenti innovativi è essenziale per migliorare la prospettiva di cura e la qualità della loro vita».

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