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Radiografia in orbita, astronauti ai raggi X. Le nuove frontiere della medicina spaziale

Una pietra miliare nella storia della radiologia e dell’esplorazione spaziale: per la prima volta una radiografia è stata realizzata in assenza di gravità, in orbita attorno alla Terra. Durante la missione Fram2 di SpaceX, l’equipaggio ha immortalato la mano di un collega astronauta, compreso l’anello al dito, in un esperimento che celebra a suo modo un anniversario, 130 anni dalla prima radiografia eseguita con successo. Questo straordinario risultato non solo rappresenta un passo avanti nella tecnologia di imaging nello spazio, ma onora anche la memoria del fisico tedesco Wilhelm Röntgen, il pioniere degli esami a raggi X.

L’omaggio a Wilhelm Röntgen
Nel 1895, Röntgen scoprì i raggi X e realizzò la prima radiografia della storia della medicina moderna, ritraendo la mano della moglie Bertha come soggetto. Quell’immagine, che rivelava la struttura ossea di una componente anatomica in vivo, ha rivoluzionato la diagnostica, consentendo indagini più accurate, e al tempo stesso trattamenti tempestivi. Con la radiografia nello spazio, novità assoluta, i componenti della missione Fram2 hanno aperto un nuovo capitolo della medicina e tagliato un traguardo ambizioso nella storia della scienza, dimostrando che l’innovazione può superare i confini terrestri.

La missione Fram2 di SpaceX
La Fram2 è una missione pionieristica, la prima a orbitare attorno alla Terra in una ellisse polare, una traiettoria che consente di osservare il pianeta da un polo all’altro. In un contesto così fuori dal comune, gli scienziati hanno colto l’occasione per condurre 22 esperimenti scientifici, tra cui il progetto SpaceXray, volto a testare la possibilità di eseguire radiografie in condizioni di microgravità (www.spacexray.org).

La sfida della radiografia nello spazio
Realizzare una radiografia nello spazio non è affatto facile. Secondo Lonnie Petersen, specialista di medicina spaziale del Massachusetts Institute of Technology e coinvolta nel progetto SpaceXray, le difficoltà da superare erano e sono molteplici. Prima di tutto, l’apparecchiatura necessaria per la radiografia deve essere miniaturizzata e leggera, essenziale per il trasporto a bordo della navetta spaziale. Inoltre, le misure di sicurezza devono essere rigorose poiché il dispositivo è utilizzato da personale non specializzato in un ambiente confinato e delicato come quello della navetta.

Un altro aspetto cruciale è che i soggetti delle radiografie non sono fermi, ma fluttuano a causa dell’assenza di gravità. Questo rende l’allineamento con il macchinario un’operazione complessa. Petersen ha condiviso le sue preoccupazioni riguardo alla compresenza della cosiddetta radiazione di fondo nello spazio, temendo potesse compromettere la qualità delle immagini. Tuttavia, le prime lastre ricevute hanno superato le aspettative, mostrando una qualità eccellente e una definizione interessante valida anche per future applicazioni.

Un futuro radioso per la medicina spaziale


La radiografia della mano è solo l’inizio. Gli astronauti hanno eseguito radiografie anche di altre parti del corpo umano, come avambraccio, bacino, addome e torace. Questi esperimenti hanno dimostrato la fattibilità di eseguire una indagine radiodiagnostica in missione in caso di emergenze, e hanno mostrato di ampliare la capacità di monitoraggio della salute degli astronauti nel lungo periodo mediante l’impiego di dispositivi sofisticati. Di riflesso la miniaturizzazione e la portabilità potrà avere applicazioni anche sul nostro pianeta, come già visto con il defibrillatore. La microgravità nelle missioni spaziali rende le ossa più fragili, aumentando il rischio di fratture e altre complicazioni, da qui l’opportunità di monitorare la struttura scheletrica dei componenti dell’equipaggio durante i lunghi voli con permanenza di mesi in assenza di gravità.

In aggiunta, gli astronauti impegnati nella missione hanno utilizzato i raggi X anche per esaminare l’elettronica di bordo, testando la validità di questa tecnologia come strumento diagnostico per l’hardware e la componentistica della navetta. Questo approccio multidisciplinare potrebbe aprire nuove strade per la manutenzione e la riparazione di attrezzature in missioni future.

La prima radiografia eseguita nello spazio segna un traguardo straordinario per la medicina spaziale e per l’esplorazione umana. La mano con l’anello non è solo un simbolo di un legame affettivo, ma anche un segno del progresso che supera i confini della nostra atmosfera. Grazie all’impegno degli scienziati, il futuro delle missioni spaziali si preannuncia ricco di innovazioni che potrebbero non solo migliorare la sicurezza in orbita, ma anche contribuire a un avanzamento della medicina qui sulla Terra. L’eredità di Röntgen dunque continua a dare frutti, espandendosi verso nuovi orizzonti, illuminando i misteri del corpo umano in modi che non avremmo mai immaginato.

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