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La comunicazione è centrale nella cura dell’orbitopatia basedowiana


Alberto Neri (IRCCS Reggio Emilia): “Un buon percorso clinico parte da una relazione efficace con il paziente”.

L’innovazione organizzativa in sanità non riguarda solo modelli gestionali o nuove tecnologie, ma anche l’attenzione alla comunicazione tra medico e paziente, specialmente quando si tratta di patologie complesse e impattanti come l’orbitopatia basedowiana. Intervistato da Mondosanità, Alberto Neri, Dirigente Medico Oculistico presso l’Ambulatorio di Genetica Oculare dell’IRCCS Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, ha sottolineato quanto la relazione con il paziente sia una parte integrante del percorso di cura. “Comunicare con il paziente con oftalmopatia correlata alla tiroide è una delle chiavi del successo clinico. È fondamentale spiegare fin da subito il percorso assistenziale, le implicazioni sulla qualità di vita e le risorse a disposizione per affrontare la malattia”, ha dichiarato Neri.

Comunicazione come leva clinica ed organizzativa

Una comunicazione efficace non è solo un atto empatico, ma un elemento strategico dell’innovazione organizzativa in sanità. Aiuta il paziente a comprendere le fasi del trattamento, riduce l’ansia, migliora l’aderenza terapeutica e costruisce una relazione di fiducia con l’equipe sanitaria. “Dedicare tempo alla comunicazione migliora la qualità di vita del paziente e aumenta la sua coerenza alla terapia. La fiducia nelle cure è un fattore clinico a tutti gli effetti”, ha aggiunto Neri.

Orbitopatia: una malattia complessa, spesso sottovalutata

L’orbitopatia basedowiana, spesso associata a disfunzioni tiroidee, ha un impatto rilevante sulla sfera personale e lavorativa del paziente. Nonostante sia visibile e sintomatica a livello oculare, è ancora oggi una patologia sottodiagnosticata, anche per la sua complessità gestionale, che richiede percorsi multispecialistici coordinati. In questo contesto, l’organizzazione sanitaria deve evolvere verso modelli che integrano specializzazioni diverse (oculisti, endocrinologi, radiologi) e che pongano il paziente al centro attraverso una comunicazione chiara, continuativa e personalizzata.

Un modello di sanità centrato sul paziente

Le parole di Neri evidenziano come l’umanizzazione della cura sia parte integrante dell’innovazione organizzativa in sanità. Non si tratta solo di infrastrutture, ma di processi relazionali che, se ben gestiti, portano a migliori esiti clinici, riduzione delle recidive e maggiore efficienza del sistema.

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