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Sanità pubblica: più fondi, regole certe. La linea di Schillaci per un sistema equo e moderno

Dal Meeting di Rimini, in un videomessaggio, il ministro annuncia ulteriori risorse nella Finanziaria 2026, interventi sulle liste d’attesa e un modello collaborativo di assistenza territoriale

Sappiamo che il Servizio Sanitario Nazionale attraversa una fase cruciale di ripensamento e rilancio. Dopo anni di disuguaglianze territoriali, carenze strutturali e pressioni crescenti legate all’invecchiamento della popolazione, il governo annuncia un piano di investimenti e riforme che punta a restituire omogeneità, efficienza e dignità al sistema. Le parole del ministro Orazio Schillaci, pronunciate in occasione del Meeting di Rimini, delineano una strategia che non si limita a stanziare fondi, ma mira a riorganizzare in profondità la gestione delle risorse e il ruolo delle professioni.

Nel suo intervento video, Schillaci ha annunciato che nella prossima Finanziaria saranno stanziate ulteriori risorse, destinate al 2026. Questi fondi si aggiungeranno ai quattro miliardi già previsti nella precedente legge di bilancio, portando il Fondo Sanitario Nazionale a quota 136,5 miliardi di euro per il 2025, con un incremento di oltre dieci miliardi rispetto al 2022.

“Abbiamo emanato leggi per migliorare la qualità delle cure su tutto il territorio perché non vogliamo più un Servizio sanitario di serie A e uno di serie B”, ha dichiarato, sottolineando che “le norme vanno applicate e le risorse spese bene”. Il ministro ha insistito sul fatto che non si tratta solo di un problema economico, ma di una questione di gestione e responsabilità: “I provvedimenti vanno applicati, le risorse stanziate per la sanità vanno spese bene e non utilizzate, ad esempio, per problemi di bilancio”.

Le risorse aggiuntive saranno impiegate per risolvere alcune delle criticità più impellenti: la carenza di personale, i tempi di attesa per visite ed esami diagnostici, la necessità di migliorare i trattamenti retributivi del personale dipendente. “Disporre di capitale umano adeguato significa anche poter ridurre i tempi di attesa e avere il pronto soccorso operativo senza affanni”, ha spiegato il ministro.

Sul fronte delle liste d’attesa, Schillaci ha rivendicato l’approvazione di una legge che introduce misure mirate e un sistema di monitoraggio già operativo. I primi dati, ha spiegato, mostrano segnali incoraggianti: tra gennaio e giugno di quest’anno 997 strutture sanitarie hanno registrato un miglioramento medio del 21,3% nelle prestazioni prioritarie. In particolare, il volume delle mammografie è aumentato del 40% tra il primo e il secondo trimestre dell’anno.

“La piattaforma di monitoraggio rappresenta un punto di partenza fondamentale per capire a livello delle ASL quali sono le prestazioni che hanno criticità e come intervenire per dare soluzioni reali”, ha affermato. Secondo il ministro, dove le Regioni hanno iniziato ad applicare la legge, prevedendo visite nel weekend, orari serali e l’integrazione delle agende con le strutture private accreditate, si osservano risultati concreti. “La legge sta dimostrando tutta la sua efficacia”, ha concluso.

Altro punto centrale del piano riguarda il potenziamento dell’assistenza territoriale. Schillaci ha annunciato la disponibilità dei Medici di medicina generale a lavorare su turni di dodici ore al giorno, in collaborazione con specialisti e altri operatori, per garantire l’apertura delle nuove strutture sette giorni su sette.

“È proprio in questo ambito che c’è il rischio che aumenti il gap tra i servizi sanitari regionali”, ha avvertito il ministro, criticando l’approccio adottato in passato con il PNRR: “Chi ci ha preceduto si è preoccupato di creare le infrastrutture che, tuttavia, senza personale sanitario e senza la disponibilità dei Medici di Famiglia rischiano di non essere funzionali al miglioramento dell’assistenza”.

Con l’aumento della popolazione anziana affetta da patologie croniche, il modello del medico di famiglia che lavora in solitaria appare ormai superato. “L’immagine del medico di medicina generale che lavora in solitaria è veramente anacronistica e poco rispondente alle esigenze di una sanità che è profondamente cambiata”, ha concluso Schillaci, tracciando una visione di sistema multidisciplinare e che dovrà essere in grado di rispondere alle sfide del presente.

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