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Obesità in Italia: le disuguaglianze sociali fanno sentire tutto il loro peso

Istruzione, reddito e ambiente influenzano le abitudini alimentari. Rapporto dell’Istituto Auxologico Italiano. Le raccomandazioni del presidente SIMDO, Società Italiana Metabolismo, Diabete e Obesità


L’obesità non è una patologia “democratica”. Non colpisce tutti allo stesso modo, ma risente fortemente delle condizioni sociali, economiche e ambientali, oltre che del livello di istruzione. È questo il messaggio centrale emerso dal 10° Rapporto sull’Obesità, presentato dall’Istituto Auxologico Italiano. Questo documento fotografa una realtà preoccupante: nella fascia di età tra i 25 e i 44 anni, andando a vedere chi ha un basso titolo di studio, scopriamo che la quota di pazienti obesi è quasi tre volte superiore rispetto a quella riscontrata tra i laureati (12,1% contro 3,5%). «L’obesità colpisce particolarmente le persone meno istruite, con reddito più basso, meno accesso a cibo fresco e sano, lavori più stressanti e quartieri privi di spazi verdi sicuri», ha commentato Giancarlo Tonolo, presidente nazionale SIMDO (Società Italiana Metabolismo, Diabete e Obesità). «È più facile e meno costoso mangiare cibo spazzatura che seguire un’alimentazione corretta».

Il peso delle disparità e l’allarme minori Il divario educativo si conferma in tutte le fasce di età, con dinamiche differenziate per genere. Tra le donne, il gap è particolarmente ampio nella fascia 25-44 anni, mentre negli uomini si mantiene costante anche tra i più giovani e i più anziani.

Il Rapporto segnala inoltre un dato allarmante tra i minori: oltre un ragazzo su quattro tra i 3 e i 17 anni (26,7%) risulta in eccesso di peso. Le differenze territoriali sono marcate: Campania (36,5%), Calabria (35,8%), Basilicata (35%) e Sicilia (33,8%) registrano le percentuali più alte, mentre le Province autonome di Trento (15,1%) e Bolzano (17,4%) presentano i valori più bassi. Una forbice di oltre 20 punti percentuali che riflette le disparità sistemiche tra Nord e Sud, legate a reddito, servizi sanitari territoriali, disponibilità di spazi per l’attività fisica e qualità delle mense scolastiche.

Formare per prevenire: l’impegno della SIMDO «Nonostante oggi disponiamo di farmaci efficaci per combattere l’obesità, in un’ottica di sostenibilità del SSN la direzione deve essere quella di puntare sulla prevenzione» ha sottolineato Tonolo. «È fondamentale introdurre l’obesità nei LEA e investire sull’educazione alimentare a partire dalle scuole di primo grado, formando adeguatamente il personale sanitario».

La prevenzione, dunque, passa dalla comprensione e dalla modifica dei fattori ambientali che favoriscono la diffusione della patologia: dal prezzo dei generi alimentari, alla possibilità di fare attività fisica, fino alla qualità dell’educazione alimentare. «Gli studi più recenti confermano una fragilità di tipo biologico e sociale che colpisce maggiormente le persone che vivono in contesti deprivati» ha aggiunto Tonolo. «Come società scientifica, continueremo a promuovere un approccio multiprofessionale e multidisciplinare che metta al centro la prevenzione e l’equità di accesso alle cure».

Una rete multidisciplinare per affrontare la sfida Dal 1990, SIMDO riunisce diabetologi, endocrinologi, cardiologi, nefrologi, internisti, reumatologi, psicologi, infermieri e nutrizionisti, con l’obiettivo di coinvolgere tutte le figure sanitarie impegnate nella cura di diabete, malattie metaboliche e obesità. La Società promuove iniziative mirate alla formazione costante degli specialisti, per migliorare in ogni suo aspetto il percorso terapeutico dei pazienti.

Il Rapporto dell’Istituto Auxologico Italiano, e le riflessioni della SIMDO, mettono in luce una verità scomoda ma inequivocabile: l’obesità non è solo una questione di scelte individuali, ma il risultato di un intreccio complesso di fattori sociali, economici e ambientali. Affrontarla significa ridurre le disuguaglianze, investire in educazione e prevenzione, e garantire equità di accesso alle cure. Solo così sarà possibile invertire una tendenza che rischia di compromettere la salute di milioni di cittadini e la sostenibilità del sistema sanitario.

Il 10° Rapporto sull’Obesità in Italia, curato dall’Istituto Auxologico Italiano, è edito da Il Pensiero Scientifico Editore e disponibile al seguente link >> Rapporto sull’Obesità in Italia <<

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