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La salute dei tuoi occhi, non perderla di vista. La parola al presidente APMO (Associazione Pazienti Malattie Oculari)

APMO promuove, in collaborazione con AIMO e SISO, le principali società scientifiche di oftalmologia, una campagna per la prevenzione e il trattamento dei disturbi e delle patologie oculari intitolata: “La salute dei tuoi occhi. Non perderla di vista”. Ne hanno parlato a Roma, in conferenza stampa, illustri specialisti e rappresentanti delle istituzioni. In questa intervista raccogliamo il pensiero di Francesco Bandello, Presidente APMO, Associazione Pazienti Malattie Oculari.

Professore, a chi si rivolge questa campagna, e come è iniziata?

“Tutto nasce dalla evidente difficoltà in cui si trova il Servizio Sanitario Nazionale. Come noto, i finanziamenti di cui tutte le specialità hanno bisogno, per riuscire a realizzare appieno le attività e le prestazioni più importanti, sono insufficienti a raggiungere l’obiettivo di soddisfare i bisogni dei pazienti, secondo le indicazioni degli specialisti e delle strutture sanitarie. L’Oculistica, in particolare – spiega il professor Bandello, Direttore Clinica Oculistica Università Vita-Salute San Raffaele di Milano – è una specialità relativamente penalizzata, nella misura in cui le patologie oculari non portano a morte il paziente e non mettono a rischio la sua vita. Ne consegue che l’Oculistica, a differenza delle specialità che si occupano di patologie a forte impatto sulla sopravvivenza, sulla prognosi e sulla qualità della vita, non è una priorità nell’agenda delle Istituzioni nazionali ed è, quindi, fortemente trascurata”.

Eppure, sappiamo che la vista è il senso più importante…

“Effettivamente la vista ha un ruolo fondamentale nella nostra esistenza e la qualità della vista condiziona fortemente la qualità di vita della persona. Per tali ragioni, considerate le patologie allo studio e che curiamo, noi oculisti riteniamo assolutamente indispensabile che vengano riservate maggiori attenzioni da parte delle istituzioni; attenzioni che devono tradursi in più adeguati finanziamenti, in programmi di prevenzione e percorsi di presa in carico ad hoc e semplificati, sia per permettere allo specialista di svolgere al meglio il proprio lavoro, sia per offrire ai pazienti il meglio delle terapie e dell’innovazione tecnologica nella quale l’Oculistica è leader, e anche per evitare conseguenze severe correlate a mancati o inappropriati trattamenti, come la cecità, l’isolamento sociale, le cadute frequenti e le fratture ripetute e la disabilità, oltre a disturbi della sfera psichica. Una gran mole di studi epidemiologici dimostra, infatti, come la qualità di vita dei pazienti peggiori in maniera importante con la graduale perdita della vista e come si associ ad essa uno stato depressivo in misura pari al 30-40 per cento”.

Un calo della vista ha ripercussioni anche di natura psicologica e interpersonale. Quali le conseguenze?

“Tutto si riverbera sui rapporti sociali ed ha un impatto fortissimo sulla famiglia e sul caregiver, specie se si tratta di pazienti anziani, spesso affetti da retinopatia diabetica o da maculopatia degenerativa. Un aspetto che non si considera mai, ma che ha un rilievo fondamentale, concerne l’ottimale rapporto costo/beneficio delle cure oculistiche, un esempio è lo screening delle complicanze oculari del diabete che si dimostra essere la pratica medica con il miglior rapporto costi/benefici. Investire in Oculistica significa investire nella salute dei pazienti e in risparmio per il sistema sanitario. Abbiamo creduto che fosse giunto il momento di affrontare queste problematiche attraverso la campagna nazionale “La salute dei tuoi occhi. Non perderla di vista”, con lo scopo di sensibilizzare e informare i pazienti, i cittadini e le istituzioni a tutti i livelli per mettere in atto strategie di prevenzione delle malattie oculari e garantire ai pazienti l’accesso ai percorsi di diagnosi e cura migliori oggi disponibili”.

Nell’ambito della campagna è stata presentata la Carta della Salute dell’Occhio. Ci spiega le finalità?

“La sensibilizzazione dell’opinione pubblica e delle istituzioni può realizzarsi concretamente solo attraverso una capillare informazione, e il testo è stato concepito con queste finalità. La Carta della Salute dell’Occhio è un corposo documento in grado di spiegare a chiunque in termini molto semplici quali e cosa sono le malattie dell’occhio, qual è il loro impatto sulla qualità della vita e sui costi, quali benefici e vantaggi si possono ottenere con le cure. Una sezione della Carta, realizzata attraverso un lavoro sinergico tra clinici, membri dell’Accademia, rappresentanti istituzionali e Associazioni dei pazienti, cerca di offrire al lettore una visione d’insieme delle patologie dell’occhio, che è fondamentale conoscere per stimolare e mettere in atto tra i pazienti e i cittadini misure di prevenzione e ottenere qualche risultato. Una seconda sezione cospicua del documento, invece, è rivolta ai decisori politici per orientarli verso scelte lungimiranti di investimento premianti e lo abbiamo fatto riportando numeri ed evidenze scientifiche aggiornati”.

Qual è il significato e il valore della Carta nella parte che si rivolge alle istituzioni?

“La Carta propone alla Politica una serie di istanze che l’Oftalmologia italiana ritiene veramente prioritarie, tra queste: la riduzione dei tempi d’attesa per accedere ai trattamenti; l’allocazione di maggiori risorse economiche; l’incremento dei finanziamenti destinati alla chirurgia della cataratta con un aumento adeguato della quota di rimborso, attualmente ai minimi storici (circa 800 euro); l’avvio di screening di prevenzione per alcune patologie, come l’occhio secco, rivolti in particolare agli studenti”.

Parliamo della retinopatia diabetica, una grave complicanza associata al diabete e una delle principali cause di cecità nella popolazione in età lavorativa. Come si manifesta?

“Si tratta di una alterazione della retina che origina dall’accumulo di zuccheri nel sangue che alla lunga produce i suoi effetti negativi. Abbiamo due tipi di retinopatia diabetica. La forma ischemico-proliferativa, nella quale i vasi si chiudono determinando aree ischemiche dove il sangue non arriva; l’ischemia retinica è responsabile della produzione di una sostanza chiamata fattore vaso-proliferativo angiogenetico, che stimola la formazione di nuovi vasi con conseguente evoluzione in retinopatia proliferante. Il secondo tipo di retinopatia diabetica è quella cosiddetta edematosa, causata da un accumulo di lipoproteine e liquidi del sangue dovuta all’incontinenza dei capillari retinici, quando l’edema si localizza nella parte centrale della retina si parla di edema maculare, principale causa di perdita visiva nel paziente diabetico”.

Cosa si può fare o si dovrebbe fare rispetto alla prevenzione?

“La prevenzione dovrebbe iniziare dalle scuole materne, insegnando corretti stili di vita a partire dall’alimentazione ed evitare di stare molte ore davanti allo schermo del computer e del cellulare. Nel paziente con diabete la prevenzione consiste nei controlli frequenti del fondo dell’occhio e nel controllo della malattia diabetica”.

Cosa dire in merito ai trattamenti?

“Un tempo la terapia della retinopatia diabetica era basata sulla fotocoagulazione laser, oggi abbiamo tante soluzioni terapeutiche più efficaci che si possono eventualmente affiancare al trattamento laser e abbiamo una diagnostica molto più avanzata. La retinopatia diabetica viene trattata con farmaci iniettati all’interno dell’occhio (intra-vitreali)”.

I percorsi di cura sono soddisfacenti?

“Purtroppo, bisogna dire che ancora oggi i pazienti con retinopatia diabetica non hanno adeguato accesso ai percorsi di diagnosi e cura, eppure disponiamo di farmaci molto efficaci, che se ben somministrati nei tempi giusti e con le giuste modalità sono in grado di migliorare sostanzialmente la prognosi visiva dei pazienti, ma tutto ciò accade raramente e solo in qualche realtà regionale. Certamente sono farmaci molto costosi, ma dotati di una durata d’azione che diventa sempre maggiore, fino a cinque mesi, eppure in tante regioni le strutture sanitarie pur di utilizzare il farmaco meno costoso continuano a somministrare il farmaco off label, e questo denota una mentalità miope. È vero che il farmaco innovativo è costoso, ma è più efficace e dura a lungo; pertanto, i costi si abbattono in maniera sostanziale con riduzione degli accessi al pronto soccorso, dei ricoveri e delle giornate di lavoro perse”.

Veniamo alla maculopatia degenerativa legata all’età, una patologia molto frequente in Italia con più di 800mila le persone che ne sono affette. Come si arriva alla diagnosi?

“Alla diagnosi di maculopatia degenerativa si arriva indagando il fondo dell’occhio. Il paziente lamenta di vedere meno e di vedere storto, quando questo accade significa che purtroppo i danni sono già importanti. Sarebbe opportuna una diagnosi precoce. Per fare questo, la persona di una certa età dovrebbe sottoporsi a visite oculistiche periodiche per cogliere la malattia al suo esordio”.

Quali sono i principali fattori di rischio?

“I fattori di rischio principali sono una predisposizione familiare, un’esposizione eccessiva ai raggi solari, un’alimentazione ricca di grassi animali e il fumo di sigaretta. Il 30%-40% delle persone affette da degenerazione maculare legate all’età sono depresse. La maculopatia degenerativa è una condizione evolutiva e che per tale ragione richiede un notevole impegno della struttura oculistica che ha in trattamento il paziente, in quanto il carico sanitario è enorme. Si dovrebbero disegnare dei percorsi ideali ad hoc per questa tipologia di pazienti, che potrebbero essere la base per realizzare quello che si ritiene sia il giusto trattamento della maculopatia degenerativa”.

Link alle videointerviste

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