Rete e multidisciplinarietà sono le parole chiave quando si parla di malattia oculare tiroidea (Thyroid eye disease-Ted), una patologia complessa, autoimmune, che colpisce in modo prevalente le donne e può manifestarsi in concomitanza o indipendentemente da disfunzioni tiroidee. Essere seguiti da una rete di professionisti è fondamentale affinché il paziente possa essere assistito e curato correttamente e tempestivamente.
Con l’obiettivo di fare il punto su ricerca, innovazione scientifica, organizzazione dei centri di cura territoriali, diagnosi precoce e presa in carico del paziente a livello regionale, Motore Sanità ha organizzato, con il contributo incondizionato di Amgen, global leader nelle biotecnologie farmaceutiche, una serie di appuntamenti dal titolo “Ricerca ed innovazione scientifica che spingono all’innovazione organizzativa: l’esempio della Thyroid Eye Disease”, che ha visto la partecipazione di importanti esponenti del comparto salute.
La professoressa Caterina Mian, direttore dell’Unità operativa complessa di Endocrinologia dell’ospedale di Padova e direttore della scuola di specialità di Endocrinologia e malattie del metabolismo dell’Università di Padova, spiega perché è importante lavorare in rete.
Secondo Elisabetta Cavedon, UOC Endocrinologia, Azienda Ospedale Università di Padova, per la gestione della TED serve un approccio multidisciplinare dedicato con specialisti e considerare anche il supporto psicologico per i pazienti.
Anna Malagoli, Dirigente Medico UOC Oculistica di Montecchio Maggiore AULS 8 Berica, ha evidenziato le azioni chiave per assicurare il miglior percorso dedicato al paziente con malattia oculare tiroidea.