Solo il 38% degli italiani sa che la radioterapia non lascia traccia di radioattività. Meno della metà crede che dopo la terapia si possa mangiare, lavorare, guidare fare attività fisica e avere una vita sessuale
C’è chi pensa, sbagliando, che il trattamento radioterapico renda il paziente radioattivo per un certo periodo. E chi ritiene che dopo una seduta di radioterapia non si possa mangiare normalmente o continuare a lavorare.
Sono piuttosto numerosi gli italiani che dimostrano ampie lacune nella conoscenza della radioterapia, stando almeno ai risultati dell’indagine AstraRicerche per l’Associazione italiana di radiologia e oncologia clinica (Airo) presentati durante il Congresso nazionale dell’Associazione nell’ambito del Congresso congiunto delle Società scientifiche nell’area radiologica (a Milano, dal 21 al 23 giugno).
I risultati dell’indagine dicono che poco più della metà degli intervistati (50,5%) ha avuto un’esperienza diretta o indiretta con la radioterapia, chi per malattia di familiari (25%) o di amici e conoscenti (22%). Nonostante questo, però, la percezione del trattamento è poco chiara e gravata da numerosi falsi miti.
«L’identikit emerso – commenta Marco Krengli, presidente Airo – rafforza la necessità di un’informazione corretta e capillare sui benefici e sulle modalità della radioterapia che hanno subito un’incredibile evoluzione». Dunque, aggiunge, «potremo dichiararci soddisfatti quando verrà superata la percezione distorta del nostro ruolo emersa nell’indagine. Sebbene il 77% creda che il radioterapista lavori a stretto contatto con medici oncologi, solo il 41% sa che non è sempre un medico oncologo e lo identifica con un tecnico altamente specializzato».