L’Istituto Superiore di Sanità: colmare le disparità esistenti tra regioni I servizi di diagnosi e assistenza per le persone con demenza sono distribuiti in modo disomogeneo sul territorio nazionale, quanto a densità di strutture per numero di residenti, orari di apertura, figure professionali impegnate e servizi disponibili. È il quadro che emerge dall’analisi dell’Osservatorio Demenze dell’Istituto Superiore di Sanità realizzata nell’ambito del Fondo per l’Alzheimer.
Emerge un quadro estremamente variegato con notevoli differenze tra le diverse regioni. I risultati della ricerca sono stati presentati in occasione di un convegno presso l’Istituto Superiore di Sanità, in questa sede il presidente dell’ISS, Rocco Bellantone, ha sottolineato l’importanza del tema demenze come questione di salute pubblica, che avrà un impatto sempre maggiore nel futuro e coinvolge attualmente circa 4 milioni di familiari oltre ai pazienti.
L’analisi ha preso in esame l’attività dei 534 centri per disturbi cognitivi e demenze presenti nel Paese, rilevando una notevole variabilità, sebbene con una leggera prevalenza di indicatori positivi nel Nord Italia. Ad esempio, i centri del Nord tendono ad essere aperti per un maggior numero di ore settimanali rispetto al Centro e al Sud (in media, 18 ore a settimana rispetto alle 13 e 11 rispettivamente). Inoltre, nel Nord è maggiore la disponibilità di apparecchiature diagnostiche avanzate, come la PET amiloidea, presente nel 70,3% delle strutture del Nord rispetto al 63,3% del Sud. Infine, nel Nord si registra una quota maggiore di strutture che applicano un Pdta (Percorso diagnosi e terapia assistita), con il 68,8% delle strutture del Nord rispetto al 27,1% del Sud.
Al contrario, la parte meridionale del Paese presenta una maggiore densità di strutture per la diagnosi e l’assistenza alle persone con demenza. Inoltre, i tempi di attesa per una prima visita sono inferiori, con il 67,9% delle strutture del Sud che effettua la visita entro tre mesi, rispetto al 50% del Nord. Infine, nel Sud si registrano più visite domiciliari rispetto alle altre regioni.
Il presidente Bellantone ha sottolineato che questo lavoro ha cercato di analizzare in dettaglio i contesti locali, fornendo report specifici per ogni singola regione. L’obiettivo è quello di camminare insieme al fine di armonizzare le realtà regionali e garantire servizi uniformi a livello nazionale.
Inoltre, l’analisi condotta ha stimato l’impatto di 11 fattori di rischio prevenibili per la demenza, come il basso livello di istruzione, deficit uditivi, ipertensione, consumo di alcol, obesità, fumo, depressione, isolamento sociale, inattività fisica, diabete mellito e inquinamento atmosferico. Agendo su questi fattori, si potrebbe prevenire il 39,5% dei casi di demenza, ossia 445.150 persone. Tra i fattori di rischio analizzati, l’ipertensione e l’inattività fisica risultano essere quelli che hanno un peso maggiore. Nell’ambito del convegno all’ISS sono state presentate e discusse le linee guida su diagnosi e trattamento di demenza e Mild Cognitive Impairment, le prime su questo tema a essere pubblicate in Italia.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE: Verso una terapia target che va a colpire un determinato marcatore tumorale,Il pancreas artificiale: una rivoluzione nel trattamento del diabete,Importante avanzamento nella cura delle maculopatie: aflibercept 8 mg autorizzato dall’UE con trattamenti ogni…