Una malattia da non prendere assolutamente sotto gamba, definita un’autentica “pandemia silente del terzo millennio”, che si sviluppa in modo progressivo: entro il 2040 saranno oltre 640 milioni nel mondo le persone che dovranno confrontarsi con questa patologia.
Il diabete di tipo 1 può insorgere in tutte le età: nei neonati come dopo i 50 anni, così come il diabete di tipo 2 che, se fino a pochi anni fa riguardava principalmente gli adulti, oggi colpisce anche i bambini, a causa dell’alto tasso di obesità infantile. «Per i pazienti più giovani occorre considerare la maggiore prospettiva di vita, che li porta a convivere per un periodo di tempo più lungo con la malattia. Questo aspetto, unito all’iniziale sottovalutazione dei sintomi e di conseguenza a diagnosi non sempre tempestive, porta il diabete a essere un nemico subdolo in questi casi, con un maggior rischio di complicanze anche da adulto», spiega il Professor Camillo Ricordi, Istituto di ricerca sul diabete dell’Università di Miami. «Il diabete è una malattia silente che induce un invecchiamento accelerato di cui ci si accorge da adulto. Anche se, va detto, ci sono casi di pazienti anziani che non presentano particolari complicanze». Una malattia da non prendere assolutamente sotto gamba, definita un’autentica “pandemia silente del terzo millennio”, che si sviluppa in modo progressivo: entro il 2040 saranno oltre 640 milioni nel mondo le persone che dovranno confrontarsi con questa patologia. In Italia si stimano 300 mila persone affette da diabete di tipo 1 e circa 3,5 milioni dal tipo 2 (solo contando i casi diagnosticati), con una prevalenza pari al 5.9% che aumenta al crescere dell’età, fino a raggiungere il 21% tra le persone ultra 75enni.
Colpisce anche i bambini
Nei bambini il diabete può avere un’insorgenza insidiosa, per questo bisogna prestare attenzione ai primi campanelli d’allarme, riconducibili di solito a bocca secca e sete e orinazione frequente. Sintomi associabili, molto spesso, anche a continuo senso di fame, insolita perdita di peso, senso di stanchezza, sbalzi d’umore, ansia, vista offuscata, formicolio, dolore e intorpidimento agli arti, ai piedi e alle mani e prurito cutaneo diffuso. «Che sia a scuola o a casa, la prima cosa da fare subito è misurare la glicemia con un semplice pungidito», continua il Professor Camillo Ricordi. «Grazie a questo piccolo prelievo ematico, si può determinare il livello di zuccheri nel sangue».
Quando allarmarsi
«Una glicemia sopra i 110 a digiuno è preoccupante, se è sopra i 126 è già diagnostica», precisa il Professor Ricordi. «In caso poi il bambino sia già diabetico, può avere una glicemia a digiuno addirittura ancora più alta». Insomma, non c’è da perdere tempo perché il rischio, se non riconosciuto in tempo, è di incorrere nella chetoacidosi, una grave complicanza del diabete che insorge prevalentemente in soggetti con diabete mellito di tipo 1 e che può portare anche al coma. Il primo consiglio, è sempre quello di rivolgersi a un bravo specialista diabetologo, che farà tutti gli esami del caso per capire se il bambino è a rischio diabete e, in caso lo sia già, se soffre di diabete di tipo 1 o di tipo 2».
Gli studi in atto con Omega3 e vitamina D
«A Miami stiamo facendo degli studi con Omega3 e vitamina D in alte dosi, per ristabilire la tolleranza immunitaria», conclude l’esperto. «Sono interventi privi di effetti collaterali, che riducono del 39% la possibilità di andare incontro a malattie autoimmuni (il diabete mellito di tipo 1 rientra in questa categoria). Ne parlo profusamente nel mio libro “Il codice della longevità sana”. Io ho pazienti che erano positivi agli anticorpi del diabete nel 2018 e 2019 e che, grazie a queste supplementazioni, non sono mai progrediti e non hanno sviluppato la malattia».
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