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Scompenso cardiaco, ok dell’Aifa alla terapia di AstraZeneca

Estensione delle indicazioni per dapagliflozin, già impiegato nel diabete e nella malattia renale cronica. La rimborsabilità concessa in cardiologia conferma l’importanza di questo inibitore di SGLT2 nei pazienti fragili ospedalizzati

Estese alla cardiologia le indicazioni per dapagliflozin, ora rimborsabile nel trattamento dello scompenso cardiaco cronico. Un responso che marca una svolta significativa e consegna nelle mani del medico una risorsa salvavita. La recente approvazione della rimborsabilità da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco fa riferimento agli studi clinici di Fase III che hanno dimostrato l’efficacia della molecola nel ridurre il rischio mortalità cardiovascolare e ospedalizzazione per insufficienza di cuore.

Lo scompenso cardiaco è una malattia che affligge oltre un milione di italiani, una delle prime cause di ospedalizzazione in Italia. Grazie alla estensione delle indicazioni i pazienti potranno ora beneficiare dei vantaggi acclarati, primo farmaco a dimostrare un significativo miglioramento in termini di riduzione di mortalità in tutto lo spettro delle frazioni di eiezione.

Il direttore della Cardiologia dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, Michele Senni, sottolinea il ruolo che questa novità potrà rappresentare in ambito cardiovascolare. Gli studi hanno evidenziato benefici di dapagliflozin già a pochi giorni dall’inizio delle somministrazioni. Si apre la strada a un trattamento mirato che andrà a colmare bisogni insoddisfatti nei confronti di una patologia gravata da un severo tasso di letalità.

La collaborazione tra autorità regolatorie, comunità scientifica e pazienti, secondo Rossana Bordoni, presidente AISC, contribuisce a garantire un migliore accesso ai trattamenti innovativi, migliora così la gestione di una patologia diffusa e devastante, per certi versi terminale, quale appunto è lo scompenso cardiaco.

Da anni dapagliflozin si è dimostrato estremamente efficace nel diabete mellito di tipo 2, assicura Riccardo Candido, Presidente AMD Associazione Italiana Medici Diabetologi. “Come diabetologi siamo stati i primi a beneficiare di questo inibitore di SGLT2, approvato già a partire dal 2012. Successivamente, la pubblicazione dei risultati dello studio DECLARE ha mostrato, per la prima volta in una popolazione per la maggior parte in prevenzione primaria, una diminuzione del 27% del rischio ospedalizzazioni per scompenso cardiaco e del 47% del rischio di perdita della funzionalità renale rispetto al placebo ”.

Una svolta epocale si è avuta dunque anche in nefrologia. Questo farmaco, commenta Loreto Gesualdo, professore ordinario all’Università di Bari, ha mostrato di ridurre in modo significativo il rischio mortalità per tutte le cause e prevenire il peggioramento della funzionalità nei pazienti con malattia renale cronica allo stadio 2-4 con albuminuria, unica opzione terapeutica per rallentare la progressione e ridurre il ricorso a dialisi e trapianto.

Dapagliflozin, ha precisato Claudio Borghi, ordinario di medicina interna all’Università di Bologna, ha permesso un aumento della sopravvivenza e un miglioramento della qualità di vita anche nei pazienti affetti da scompenso cardiaco ricoverati nei nostri reparti. La somministrazione precoce durante l’ospedalizzazione si rivela fondamentale per ottenere risultati ottimali e migliorare la gestione di soggetti anziani e fragili con comorbidità.

“La notizia – conclude Raffaela Fede, direttore medico AstraZeneca Italia – conferma il valore e i benefici trasversali di dapagliflozin, posizionandolo come il primo SGLT2i rimborsato in Italia anche per il trattamento del diabete mellito di tipo 2 e della malattia renale cronica, dunque un unico farmaco che prolunga la sopravvivenza dei soggetti affetti da patologie cardiovascolari, renali e metaboliche”.

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