Diabete e malattia renale cronica: i nuovi farmaci inibitori SGLT2 sono in grado di proteggere il rene, di ridurre le malattia cardiovascolari correlate alla malattia cronica e di ritardare l’ingresso in dialisi sia nel trattamento precoce (di circa 12 anni) sia nella malattia avanzata (di circa 6 anni), ma solo un terzo dei pazienti diabetici, al netto della ampia platea di sommerso) accede a questi nuovi farmaci in Italia ma la Campania, grazie alla rete tra specialisti e medici di famiglia, basata su piattaforma Sinfonia e alla sperimentata multidisciplinarietà di approccio alla patologia ha dati migliori della medica nazionale
Napoli, 28 luglio 2024 – Sono questi i dati emersi in un webinar promosso da Motore Sanità con il contributo non condizionante di Boehringer Ingelheim e Lilly, che ha messo in luce le nuove terapie con inibitori SGLT2 e l’importanza di un approccio multidisciplinare per migliorare la gestione delle malattie croniche. “Questi farmaci anche nei pazienti non diabetici- ha sottolineato Luca de Nicola, docente della Vanvitelli e referente nazionale della Società scientifica italiana di Nefrologia – hanno mostrato una spiccata capacità di protezione del rene e se ne potrebbero giovare anche i pazienti non diabetici con malattia renale cronica. I piani terapeutici tuttavia, e le modalità di accesso a queste possibilità di cura limitano il loro utilizzo anche per chi abbia una indicazione chiara per una prescrizione a carico del Servizio sanitario nazionale”.
“Gli inibitori del co-trasportatore sodio-glucosio di tipo 2 (SGLT2i) – ha aggiunto Katherine Esposito Ordinario di Endocrinologia della Vanvitelli – rappresentano una delle innovazioni più significative nella gestione del diabete e della Malattia renale cronica (MRC). Non solo migliorano il controllo glicemico nei pazienti diabetici ma offrono anche importanti benefici renali e cardiovascolari, riducendo il rischio di progressione della malattia renale e ritardando la necessità di dialisi”. Fari puntati dunque sulla necessità di promuovere un approccio multidisciplinare per migliorare la gestione di queste malattie croniche.
La malattia renale cronica è una condizione patologica che compromette la capacità dei reni di filtrare le scorie metaboliche, evolvendo spesso in insufficienza renale cronica (IRC). Questa patologia colpisce il 10% della popolazione nei paesi sviluppati, con una prevalenza in Italia del 6-7% tra gli adulti e oltre il 30% tra gli anziani con più patologie croniche. Negli ultimi 25 anni, la mortalità legata alla MRC è aumentata del 40%. Un fattore di rischio cardiovascolare indipendente, principalmente causata da ipertensione e diabete. Il diabete, in particolare, danneggia i piccoli vasi sanguigni dei reni, portando a nefropatia diabetica, e contribuisce all’arteriosclerosi. La gestione efficace del diabete è cruciale per prevenire la progressione del danno renale.
Centrale nella gestione dei pazienti la prevenzione e la diagnosi precoce della malattia renale cronica che è asintomatica e può scorrere per anni in maniera carsica manifestandosi a danni già consolidati. “Gli inibitori SGLT2 – ha spiegato De Nicola – possono dimezzare la progressione della malattia renale, ritardando la necessità di dialisi di fino a 12 anni, rappresentando una vera rivoluzione terapeutica». Riuscire a utilizzare al meglio i progressi scientifici per migliorare le cure e i servizi sanitari sul territorio è un obiettivo primario, come sottolineato da Antonio Postiglione, Direttore Generale Tutela della Salute della Regione Campania «Attualmente i sistemi territoriali italiani stanno vivendo un momento di cambiamento per riuscire a sfruttare al meglio le opportunità offerte dal PNRR. Questo contesto di cambiamento però – prosegue Postiglione – è una occasione irripetibile e va sfruttato anche per innestare all’interno del sistema tutte le opportunità offerte dagli sviluppi scientifici dei farmaci».
Katherine Esposito, Professore Ordinario di Endocrinologia all’Università Vanvitelli di Napoli, ha evidenziato la necessità di un approccio multidisciplinare per la gestione del diabete e delle sue complicanze “ma la prevenzione è la vera sfida che dobbiamo cogliere. Sul diabete ancora oggi c’è tantissimo da fare ed il futuro, con l’aumento dell’obesità tra la popolazione globale, rischiamo di essere travolti dagli eventi».
“La Regione Campania – ha spiegato Ugo Trama, Dirigente Responsabile della Politica del Farmaco e Dispositivi della Campania – puntato sull’uso appropriato dei farmaci innovativi ed è la prima Regione in Italia per utilizzo del fondo nazionale innovativi conseguendo migliori cure a fronte di un risparmio per i costi sanitari indotti dal peggioramento delle condizioni di salute dei pazienti». L’utilizzo appropriato ed efficace di questi farmaci non può però prescindere da una presa in carico multidisciplinare del paziente. «La multidisciplinarietà resta però un punto cardine della presa in carico del paziente – conclude Trama – su questo aspetto le tecnologie e la digitalizzazione possono offrire un miglioramento e una facilitazione nella condivisione delle informazioni del paziente». Le società scientifiche, rappresentate da Gaetano Piccinocchi, Presidente SIMG, Pasquale Perrone Filardi, Presidente Nazionale SIC, hanno unanimemente richiesto maggiori investimenti e sforzi per implementare piani di screening regionali mirati alle principali malattie croniche. Luigi Sparano dirigente provinciale di Napoli della Fimmg (medici di famiglia) ha ricordato la centralità del ruolo delle forme aggregative dei Medici di medicina generale per una presa in carico globale del paziente anche complesso come il diabetico affetto da altre malattie croniche correlate.
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