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Meridiano Sanità: prevenzione volano della crescita. Industria farmaceutica motore dell’innovazione

Al Forum Meridiano Sanità si impone una visione strategica per garantire benessere alle future generazioni. Necessarie politiche coraggiose per attrarre talenti in Italia e superare le disparità tra le regioni. Negli ultimi cinquant’anni, l’Italia ha assistito a una significativa evoluzione demografica, con un invecchiamento della popolazione che ha trasformato la sua struttura. Le previsioni indicano che, nel 2040, ci sarà un gap di 3,4 milioni di lavoratori, un dato che richiede una riflessione profonda e misure rapide per affrontare le questioni legate alla riorganizzazione dei servizi socioassistenziali, e al finanziamento della rete finalizzato a rendere sostenibile il sistema. Durante il Forum Meridiano Sanità, in questi giorni a Roma, si discute delle scelte di fondo che le istituzioni dovranno prendere, negli anni a venire. Dopo la relazione introduttiva di Valerio De Molli (The European House – Ambrosetti e TEHA Group).ha preso la parola il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, e poi via via si stanno succedendo tutti gli interventi ispirati al claim “Health for all Policies”, il filo conduttore che pone l’accento su come la salute e la produttività siano intimamente legate e fondamentali per sostenere la crescita.

Già dalle prime battute è stata evidenziata l’urgenza di adottare politiche integrate per affrontare il cambiamento in atto. Dalla promozione della natalità alla valorizzazione delle competenze nel mercato del lavoro, sono molte le piste da seguire per garantire un futuro prospero e sostenibile. Un aspetto particolarmente interessante emerso è la necessità di attrarre capitale umano dall’estero, soprattutto nei settori innovativi come le scienze della vita.

Le sfide non si limitano solo alla demografia. Statistiche attendibili rivelano che circa 2,2 milioni di famiglie e 5,7 milioni di individui versano in condizioni di povertà assoluta. A tutto ciò si aggiungono le difficoltà economiche e le disparità territoriali, che si traducono in un divario di tre anni di aspettativa di vita nelle diverse regioni italiane, a seconda di dove abbiamo la nostra residenza.

“Investire nella salute della popolazione non è solo una necessità etica, ma anche un imperativo economico,” ha affermato Valerio De Molli, Managing Partner e CEO di The European House – Ambrosetti e di TEHA Group. “Occorre concepire e mettere in atto un vero e proprio Piano Marshall per la prevenzione se vogliamo migliorare ulteriormente le condizioni di salute della popolazione, aumentare la produttività e contribuire alla crescita economica complessiva”.

La crescente incidenza delle cronicità, le malattie non trasmissibili che gravano soprattutto sulla popolazione in età lavorativa, ha portato a una considerevole perdita di competitività a livello internazionale, con un calo di produttività stimato in 97 miliardi di euro, corrispondenti al 4,6% del PIL. Gli interventi mirati sui fattori di rischio, le vaccinazioni e gli screening potrebbero smussare costi diretti e indiretti pari a circa 544 miliardi di euro in dieci anni.

Nessuno ha la bacchetta magica, le soluzioni facili o rapide rientrano nel libro dei sogni, ma qui occorre entrare nel merito dei contenuti, delle misure da intraprendere, ed è chiaro che la strada da percorrere implica una strategia a lungo termine, che consideri anche un’adeguata politica industriale, in particolare nei settori strategici, come il comparto farmaceutico. Le istituzioni devono avere consapevolezza, e affrontare con coraggio azioni concrete, collaborative. La salute della collettività non può più essere vista come un costo, ma come un investimento cruciale per garantire un futuro di prosperità alle nuove generazioni.

Un concetto intanto si fa sempre più chiaro: mentre molti settori stentano a rialzarsi dopo le sfide imposte dalla pandemia e dalle crisi globali, il comparto farmaceutico dimostra che, con la giusta attenzione e scelte oculate, è possibile non solo resistere, ma al tempo stesso crescere e innovare. Con un valore aggiunto per addetto che dovrebbe sorprendere, con investimenti in ricerca e sviluppo che superano ogni aspettativa, questo settore si conferma un pilastro fondamentale per l’economia italiana, come ha precisato il presidente Farmindustria.

La premessa è lampante: l’Italia ha un disperato bisogno di puntare su settori ad alta intensità di ricerca e sviluppo, in grado di generare occupazione di qualità e innovazione. In questo contesto, il farmaceutico si erge come un volano di crescita, superando di gran lunga la performance della manifattura tradizionale. Con un valore aggiunto per addetto e investimenti in produzione che sono doppi rispetto al manifatturiero, e con la spinta di una ricerca che avanza a ritmi sostenuti – si contano oltre 22.800 farmaci in sviluppo nel 2024 (+7,2% rispetto al 2023).

Tuttavia, per cogliere a pieno questa opportunità, è necessario un cambio di passo. La richiesta degli operatori del settore è unanime: semplificare la normativa e introdurre meccanismi premianti per le aziende che investono in Italia. Il payback, che ha rappresentato un fardello per le imprese, potrebbe diventare un’opportunità se gestito in modo tale da valorizzare gli investimenti in ricerca e sviluppo.

I dati ci dicono che l’Italia, nel 2023, è al secondo posto in Europa per numero di farmaci messi a disposizione per le terapie. Eppure, si assiste a un quadro di disomogeneità preoccupante a livello locale. La fase di accesso ai farmaci, valutata su tre dimensioni – tempo di attesa, disponibilità, e utilizzo – mostra differenze marcate tra le varie regioni. Ad esempio, il tempo medio di accesso ai farmaci presenta uno scarto di più di sei mesi tra la regione più solerte e quella più lenta, una disparità che ha un impatto diretto sulla salute delle persone.

La questione del divario tra le regioni è diventata motivo di attenta discussione tra esperti del settore. Nel dibattito con Maria Rosaria Campitiello, Capo Dipartimento della Prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie del Ministero della Salute, e con Francesco Saverio Mennini, Capo Dipartimento della Programmazione, dei dispositivi medici, del farmaco e delle politiche in favore del SSN del Ministero della Salute, sono intervenuti tra gli altri Robert Nisticò, Presidente AIFA, e Michele Emiliano, Vicepresidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome e Presidente della Regione Puglia. Alla prima giornata dei lavori sono intervenuti inoltre Frederico Guanais, Deputy Head of Health Division dell’OCSE, Giovanni Apolone, Presidente della Organisation of European Cancer Institutes e Direttore Scientifico dell’Istituto Nazionale dei Tumori, Andrea Fiorillo, Presidente eletto della European Psychiatric Association e Presidente della Società Italiana di Psichiatria Sociale, Susanna Esposito, Presidente della World Association for Infectious Diseases and Immunological Disorders e Direttore della Clinica Pediatrica all’Ospedale Pietro Barilla dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Parma, Luigi Siciliani, Professore di Health Economics presso l’Università di York e già Membro del Panel di Expert della Commissione Europea “Effective Ways of Investing in Health” e Marcello Cattani, Presidente e Amministratore Delegato, Sanofi Italia.

L’industria farmaceutica, come si diceva, si conferma una risorsa strategica del Servizio sanitario nazionale, ma è necessario un impegno collettivo per superare le disparità, ottimizzare l’accesso ai trattamenti e mettere in moto una vera innovazione all’interno del sistema. Solo così potremo garantire a tutti i cittadini un futuro di salute e benessere, nella convinzione che un Paese che investe nella sanità investe nel suo stesso futuro. Con il concorso di tutti, l’industria farmaceutica potrebbe svolgere un ruolo di cinghia di trasmissione tra economia e salute, un binomio dal potenziale straordinario.

Innanzitutto, la prevenzione emerge come il pilastro fondamentale di un sistema sanitario che mira a garantire un invecchiamento attivo e sano. Le proposte insistono su investimenti crescenti e su campagne di sensibilizzazione che mirino ad educare i cittadini sull’importanza di stili di vita sani e screening regolari. In particolare, si auspica un aumento degli investimenti in prevenzione dal 5% al 7% del Fondo Sanitario Nazionale, una cifra che può sembrare alta, ma che rispecchia l’urgenza di fermare un declino ormai palese.

Se la prevenzione rappresenta la prima linea di difesa, il rafforzamento del sistema sanitario è altrettanto cruciale. La sfida consiste nell’allocare adeguate risorse al Servizio Sanitario Nazionale, ottimizzando l’uso delle risorse esistenti e promuovendo l’integrazione della sanità pubblica e privata senza ipocrisie o diktat ideologici. Tra le proposte chiave, si percepisce una esortazione a potenziare e valorizzare il capitale umano nel settore sanitario, introducendo nuove figure professionali e incentivando la formazione continua.

“E’ necessario allargare le maglie della nostra risorsa più preziosa: il personale. Senza professionisti motivati e preparati, ogni riforma sarà inefficace”. Questo Rapporto presuppone l’implementazione di una strategia nazionale di “Health for All Policies”, dove salute e benessere vengano integrate in ogni aspetto della vita sociale. Ridurre le disuguaglianze socio-economiche si traduce così in un miglioramento della salute collettiva. Un approccio olistico in grado di coniugare salute, economia e sostenibilità, rappresenta un cambio di paradigma necessario per affrontare le sfide del presente e del futuro, come il cambiamento climatico e il degrado ambientale.

“Le politiche di salute non possono più essere un’isola nel mare delle altre questioni sociali. Devono essere parte integrante della nostra agenda di sviluppo”. Alla luce di queste analisi e proposte, l’auspicio è che il 2024 non sia soltanto un anno di crisi, ma di opportunità per ripensare radicalmente il nostro sistema sanitario. La strada è lunga, e le sfide sono molteplici, ma le fondamenta di un cambiamento profondo e necessario sono state gettate. Il rapporto Meridiano Sanità si pone come documento di riferimento per chi desidera partecipare attivamente alla costruzione di un futuro migliore e più sano per tutti.

La responsabilità ora è nelle mani dei decisori politici, delle istituzioni e della società civile. Disuguaglianze, malattie, e sfide ambientali non possono più essere affrontate con sguardi ristretti. È tempo di agire con coraggio e visione, per garantire una salute equa e sostenibile per tutti.

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