“Altro che scatole vuote, le Centrali operative territoriali (COT) emergono come un elemento basilare nella riorganizzazione dell’assistenza sanitaria in Italia”. Questo il tenore dell’annuncio che abbiamo dato, venerdì scorso, come replica a recenti notizie di stampa che sollevavano dubbi e interrogativi sulla reale funzionalità di queste strutture. Si trattava di un comunicato del ministero intenzionato a chiarire lo stato dell’arte. L’obiettivo prefissato, affermava la nota, è stato conseguito, garantendo la funzionalità a livello logistico, organizzativo e di personale, come previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Vediamo ora, in maniera più articolata, a che punto siamo con il programma, a partire dalla definizione di queste strutture, che per molti sono una novità assoluta.
Le Centrali operative territoriali (COT) sono strutture istituite allo scopo di coordinare la presa in carico della persona e come raccordo tra servizi e professionisti al fine di assicurare continuità, accessibilità ed integrazione dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria.
Obiettivi:
Coordinamento e integrazione: le COT agiscono come hub organizzativi per migliorare il coordinamento tra ospedali, medici di famiglia, assistenza domiciliare e servizi sociali.
Continuità assistenziale: garantiscono una presa in carico continua e personalizzata dei pazienti, affrontando le sfide legate all’invecchiamento della popolazione e alla crescente prevalenza delle malattie croniche.
Supporto tecnologico: implementazione di strumenti di intelligenza artificiale a supporto dell’assistenza primaria, per fornire informazioni pratiche ai cittadini.
Risorse
Il target è la realizzazione di almeno 480 COT, con un investimento di oltre 103 milioni di euro.
Interconnessione aziendale: 42 milioni di euro destinati all’interconnessione aziendale.
Dotazione tecnica: 58 milioni di euro per dispositivi a supporto degli operatori e dei pazienti.
Progetto pilota IA: 50 milioni di euro per un progetto pilota di intelligenza artificiale.
Criticità
Nonostante il raggiungimento degli obiettivi, ci sono ancora degli aspetti concreti da affrontare, come la carenza di personale infermieristico. Inoltre, l’aumento dei costi dei materiali di costruzione ha portato a una riduzione del numero delle strutture previste.
La realizzazione delle COT rappresenta un momento cruciale nella Missione Salute del PNRR. Questo programma, pensato per rilanciare il sistema sanitario nazionale dopo le pesanti difficoltà incontrate durante la pandemia di COVID-19, ha come obiettivo la creazione di una rete integrata di assistenza. Le centrali operative territoriali non sono semplici uffici burocratici, ma strutture pensate per fungere da raccordo tra i cittadini e i diversi livelli di assistenza sanitaria.
Il ministero ribadisce che, contrariamente a quanto riportato a livello di indiscrezioni, non c’è stata alcuna riduzione del numero di queste strutture. La rimodulazione del Piano ha stabilito un target minimo di 480 COT, ma la programmazione prevede in realtà la creazione di oltre 600 di queste strutture. Questo è un segnale chiaro della volontà di investire nella salute pubblica e di rispondere in modo efficace ai bisogni dei cittadini.
La puntualizzazione evidenzia come le COT siano in grado di assolvere alla loro funzione principale, che è quella di indirizzare i cittadini verso i setting assistenziali più appropriati, a seconda delle esigenze di salute. Questo approccio mira a ottimizzare le risorse e a garantire che ogni paziente riceva le cure necessarie nel contesto più adeguato.
Ma cosa significa concretamente per i cittadini questa nuova struttura? Questa vuole essere un punto di riferimento chiaro per migliorare l’accesso alle cure domiciliari e comunitarie. Il Ministero ha sottolineato che il 70% dei cantieri per le Case di Comunità e gli ospedali di comunità è già stato avviato, segno di un progresso tangibile che non può essere trascurato. Inoltre, il 78% delle nuove grandi apparecchiature acquistate con i fondi del PNRR è già collaudato e in uso, un dato che dimostra l’efficacia degli investimenti e il loro impatto diretto sulla qualità dell’assistenza sanitaria.
In definitiva, le Centrali operative territoriali, secondo le intenzioni dei programmatori, non saranno entità burocratiche, ma un elemento cerniera volto alla costruzione di un sistema sanitario più efficiente e accessibile. Con il supporto del PNRR e l’impegno del Ministero della Salute, l’Italia si sta preparando a un futuro in cui la salute dei cittadini sarà sempre al centro delle politiche sanitarie.