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Fine dell’estate, cambia il tempo: meteo e sindrome delle giornate che si accorciano

Ansia, irritabilità e disturbi del sonno: il ritorno alla routine si complica con l’arrivo anticipato dell’autunno. La psicologa spiega come affrontare il disagio stagionale

Il passaggio dalle giornate luminose e calde dell’estate alle piogge di settembre non è solo questione di meteo. Per molti, è un vero e proprio scossone psicofisico. Il maltempo, il traffico che torna a congestionare le città, la sveglia che ricomincia a suonare la mattina presto: tutto concorre a rendere la fine delle vacanze un momento critico, soprattutto per chi è meteoropatico. E non si tratta di un disagio passeggero. Ansia, insonnia, irritabilità, difficoltà a concentrarsi e persino rifiuto di tornare al lavoro o a scuola sono sintomi sempre più diffusi in questa fase dell’anno.

A confermare la portata del fenomeno è Anna Maria Giannini, ordinario di psicologia generale alla Sapienza, Università di Roma, che descrive la sindrome da rientro come “un mix micidiale per i soggetti meteoropatici, i più a rischio di ansia e insonnia”. Secondo l’esperta, il cambiamento climatico e ambientale che accompagna la fine dell’estate agisce come detonatore di un malessere latente. “Difficoltà ad addormentarsi, riposo interrotto da continui risvegli, irrequietezza, nervosismo, umore dispotico, rifiuto di andare al lavoro, a scuola o all’università sono i tipici sintomi psicofisici di chi non accetta la fine dell’estate e fa fatica a riprendere la routine, le abitudini e i ritmi che aveva prima delle vacanze”, spiega Giannini.

Il ritorno alla quotidianità, già di per sé impegnativo, si complica ulteriormente quando coincide con un autunno anticipato. “Le temperature più basse e la fine del caldo sono stati un sollievo – ammette la psicologa – ma la pioggia ci dice che stiamo andando incontro all’autunno e, soprattutto, che si avvicina l’inverno. Una cosa è riprendere la routine di studio e lavoro quando c’è ancora bel tempo, e durante il fine settimana ci si può concedere una gita al mare o in montagna con gli amici, un’altra è dover fare i conti con il maltempo e di fatto dire addio a weekend fuori città e stare a casa”.

Il contrasto tra la libertà delle vacanze e la rigidità della vita urbana si fa sentire anche nei piccoli gesti quotidiani. “In vacanza non avevamo orari e i ritmi erano più rilassati, mentre ora dobbiamo programmare la sveglia”, osserva Giannini, sottolineando come il ritorno alla pianificazione possa generare stress, soprattutto se accompagnato da problemi lasciati in sospeso durante l’estate.

Ma non tutto è perduto. Secondo l’esperta, esistono strategie semplici ed efficaci per affrontare questa fase di transizione. “Si può – assicura – basta concedersi qualche gratificazione, mantenere le abitudini che avevamo in vacanza. Per alcuni può essere la lettura, per altri una passeggiata all’aria aperta quando il tempo lo consente, assistere a uno spettacolo, seguire una sana alimentazione”. L’importante è non rinunciare del tutto ai momenti di piacere e relax, anche se il contesto è cambiato.

La sindrome delle giornate che si accorciano non risparmia neanche i più piccoli. I bambini, spesso travolti dal ritorno sui banchi, manifestano il disagio con irritabilità, stanchezza e difficoltà di adattamento. “Ai genitori – conclude Giannini – consiglio di incoraggiare i figli a fare attività ricreativa, stare al loro fianco, valorizzare gli aspetti positivi anche del ritorno a scuola, programmare progetti e attività”.

In definitiva, il rientro non è solo una questione di calendario. È un momento delicato, che richiede attenzione, ascolto e piccoli gesti di cura. Perché il passaggio dall’estate all’autunno non sia una caduta, ma una transizione consapevole verso nuovi equilibri.

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