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Anticorpi IgE contro il carcinoma ovarico: una nuova strategia per riattivare il sistema immunitario

Uno studio mostra come un anticorpo sperimentale possa riprogrammare i macrofagi e migliorare la risposta antitumorale


Un gruppo di ricercatori del King’s College di Londra ha individuato una strategia innovativa per la cura del carcinoma ovarico, basata su un particolare anticorpo della classe IgE. La ricerca, pubblicata su Nature Communications, suggerisce che questa molecola, denominata MOv18 IgE, possa risvegliare il sistema immunitario dei pazienti e superare l’effetto soppressivo generato dal microambiente tumorale. Il lavoro è stato coordinato dalla professoressa Sophia Karagiannis, esperta di immunologia traslazionale del cancro, con la partecipazione di un consorzio internazionale che include il Guy’s and St Thomas’ NHS Foundation Trust, l’Università di Medicina di Vienna, la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e SeromYx Systems, Inc.

I carcinomi ovarici rimangono tra i tumori ginecologici più complessi da trattare, con limitate opzioni terapeutiche che spesso non riescono a contenere la progressione della malattia nelle fasi avanzate. La maggior parte degli approcci immunoterapici disponibili utilizza anticorpi della classe IgG, capaci di riconoscere antigeni tumorali e di innescare una risposta del sistema immunitario. Tuttavia, tali terapie si sono dimostrate meno efficaci del previsto contro il carcinoma ovarico, probabilmente a causa di un microambiente tumorale fortemente immunosoppressivo.

Le immunoglobuline E (IgE), invece, svolgono un ruolo noto principalmente nelle reazioni allergiche, ma possiedono anche caratteristiche di interazione con recettori immunitari (come quelli sulle cellule residenti nei tessuti) diverse rispetto alle IgG. L’anticorpo sperimentale MOv18 IgE, progettato per riconoscere specifici antigeni sulle cellule tumorali ovariche, si è rivelato in grado di interagire con macrofagi e altre cellule immunitarie nel microambiente del tumore, contrariamente a quanto avviene con molti anticorpi IgG.

La ricerca mostra che MOv18 IgE agisce su diversi fronti. Da un lato, l’anticorpo si lega alle proteine presenti sulla superficie delle cellule del carcinoma ovarico, consentendo un ancoraggio più diretto delle cellule immunitarie al tumore. Dall’altro, stabilisce un contatto stretto con i macrofagi, cellule che in condizioni normali sono deputate alla difesa dell’organismo, ma che nei tumori possono essere riprogrammate a sostenere la crescita neoplastica. L’intervento dell’anticorpo IgE, tuttavia, sembra spingere i macrofagi a riprendere un profilo infiammatorio, ostacolando le cellule maligne.

I ricercatori hanno esaminato macrofagi estratti sia da individui sani sia da pazienti con carcinoma ovarico, esponendoli poi al liquido peritoneale tumorale. Al contatto con il microambiente neoplastico, tali cellule perdevano la capacità di attivare una risposta protettiva. Con l’aggiunta di MOv18 IgE, le stesse cellule hanno dimostrato di invertire tale disfunzione, tornando a combattere le cellule tumorali e innescando anche l’attivazione dei linfociti T, fondamentali per la risposta immunitaria a lungo termine.

Nel corso di un trial di fase Ia, i ricercatori hanno prelevato campioni bioptici da due pazienti prima e dopo il trattamento con MOv18 IgE. Le analisi hanno rilevato un aumento nella presenza di macrofagi e linfociti T all’interno dell’area tumorale, suggerendo che l’anticorpo abbia un effetto immunostimolante. Sebbene questi dati siano ancora limitati, confermano osservazioni già emerse nei modelli preclinici, consolidando l’idea che le IgE possano offrire un’opzione di immunoterapia complementare in contesti in cui le strategie basate sulle IgG abbiano fornito risultati modesti.

Il programma di ricerca coordinato dal King’s College di Londra coinvolge numerosi partner, tra cui la Mayo Clinic e diversi istituti europei e statunitensi. L’anticorpo sperimentale MOv18 IgE è frutto di un lavoro di progettazione e ingegnerizzazione svolto in parte dalla dottoressa Mariangela Figini, dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, che ne ha definito la specificità. Attualmente, la molecola è oggetto di una fase Ib di sperimentazione, in cui si testa la sicurezza e l’efficacia su un numero crescente di pazienti.

Per quanto riguarda la commercializzazione e lo sviluppo su larga scala, Epsilogen Ltd. – spin-off del King’s College – ha acquisito in licenza il diritto di produrre e distribuire l’anticorpo. L’azienda intende espandere le ricerche di fattibilità in altri tumori solidi e valutare la combinazione con altre forme di immunoterapia, come gli inibitori dei checkpoint immunitari.

Il carcinoma ovarico costituisce una delle prime cause di mortalità tra le neoplasie ginecologiche, con un impatto particolarmente rilevante a stadi avanzati. L’individuazione di trattamenti più incisivi è dunque una priorità in ambito oncologico. Le IgE si sono finora rivelate poco esplorate in campo terapeutico, a fronte di un potenziale di interazione con recettori immunitari differente dalle IgG. Questo vantaggio potrebbe essere sfruttato non solo per il carcinoma ovarico, ma anche per tumori solidi resistenti alle immunoterapie convenzionali.

In futuro, saranno necessari studi più estesi per stabilire l’effettiva capacità di MOv18 IgE di migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti, nonché per valutare la tollerabilità a lungo termine. Importanti saranno inoltre le ricerche volte a comprendere i meccanismi di possibile resistenza tumorale o di evasione immunitaria.

La scoperta di un anticorpo IgE sperimentale, in grado di riattivare macrofagi e linfociti T contro il carcinoma ovarico, fornisce un’indicazione promettente sulle potenzialità di nuove classi di immunoterapici finora sottovalutate. Con il proseguimento dei trial clinici e la collaborazione tra centri di ricerca e aziende biotecnologiche, si potrebbe consolidare l’impiego di anticorpi IgE come arma aggiuntiva nella lotta ai tumori solidi e, in particolare, a forme di cancro resistenti alle terapie tradizionali.

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