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Franco Ascolese presidente dell’Ordine delle 18 professioni sanitarie Tsrm Pstrp di Napoli, Avellino, Benevento e Caserta, si ricandida nella lista “Con Noi” per consolidare i risultati raggiunti nella consiliatura uscente in vista delle prossime elezioni degli Organi dell’Ente.

«Consolideremo i buoni risultati raggiunti sul fronte della valorizzazione delle professioni tecnico-sanitarie». Di Mauro Tonetti

NAPOLI. Al rinnovo, da venerdì 20 a lunedì 23 settembre, gli organi del Consiglio Direttivo e del Collegio dei Revisori dei Conti dell’Ordine Interprovinciale di Napoli, Avellino, Benevento e Caserta dei Tecnici sanitari di radiologia medica e delle Professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione, Tsrm-Pstrp. Nel direttivo uscente, saldamente guidato da Franco Ascolese, Giuseppina Della Corte, 32 anni, vicepresidente da 2 (nel direttivo come consigliere si è insediata a 28 anni) si ripresenta come candidata nella Lista “Con Noi” capeggiata dallo stesso Ascolese.

Dottoressa della Corte, lei è un Terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva: di cosa si occupa esattamente?

“Sono un operatore sanitario che nell’ambito dell’area della Riabilitazione mi occupo della prevenzione, valutazione funzionale e del trattamento dei disturbi dello sviluppo e di tutta la sfera neuro e psicomotoria dell’età evolutiva”.

Un ruolo assistenziale importante nell’ambito delle cure cosiddette di prossimità…

“Tutte le 18 professioni rappresentate dall’Ordine di cui da due anni sono Vicepresidente attengono a funzioni di cura e assistenza che, in autonomia, sono svolte quasi sempre in equipe multiprofessionali in strutture pubbliche e private, accreditate e non nell’ambito delle cure territoriali ma la nostra presenza è centrale anche negli ospedali e in aree critiche. Basta pensare al ruolo dei tecnici sanitari di radiologia medica e dei tecnici sanitari di laboratorio biomedico”.

Una funzione, quella delle cure territoriali, diventata centrale dopo la pandemia e che oggi assorbe ingenti investimenti dei fondi Ue del Pnrr?

“Il Dm 77 ha previsto nuove articolazioni delle cure di prossimità con le Case e ospedali di Comunità e le Cot potenziando le cure domiciliari ma va detto a chiare lettere che non sono previsti fondi strutturali per il personale. Non un euro è previsto nelle norme per nuove assunzioni, né di medici né di infermieri (che andranno sottratti a servizi già oggi ridotti al lumicino) tantomeno per le nostre 18 professioni che non sono state nemmeno contemperate nell’impianto dei servizi. Su questo fronte siamo pronti, come Ordine interprovinciale e in raccordo con il livello nazionale della nostra categoria, a intestarci una battaglia per una modifica sostanziale della norma nell’interesse dei colleghi ma soprattutto dei cittadini assistiti che non solo scontano le liste di attesa ma devono anche pagarsi di tasca propria molte prestazioni di nostra competenza quando si tratta di attuare cure domiciliari dopo un trauma, un ictus, in conseguenza di fragilità dovute all’età o malattie”.

Cosa fare per sviluppare l’integrazione dei servizi e utilizzare appieno gli investimenti del Pnrr dunque in tecnologie, digitalizzazione e telemedicina?

“Non si può prescindere dai nostri 18 profili. Si investe in macchinari ma poi i tecnici per farli funzionare mancano. Si rischia di costruire mura e acquistare tecnologie destinati a restare deserti”.

C’è un problema di sostenibilità del Servizio sanitario nazionale?

“E’ il problema: oggi a fronte dei 136 miliardi di euro investiti dal fondo sanitario nazionale assegnato per quota alle Regioni se ne spendono altri 40 in spesa privata di cui sono una piccola fetta intermediata dalle casse autonome e dalle assicurazioni configurando di fatto un sistema misto che mette a rischio le caratteristiche di equità e universalità sanciti dalla nostra Carta Costituzionale. E’ chiaro che proprio profili come quelli che afferiscono al nostro Ordine sono il presupposto di un cambio di paradigma in cui non serve solo mettere nel piatto più risorse ma anche cambiare il modello di cure. Una riforma strutturale che valorizzi la digitalizzazione e chi, come noi, è da sempre interconnesso con queste innovazioni”.

A cosa si riferisce?

“Basti pensare ai Tecnici di laboratorio o ai Tecnici di radiologia che sono i veri conoscitori delle macchine con cui si eseguono gli esami ma penalizzati nella fase preanalitica e di refertazione, nel rapporto con i cittadini, nella possibilità di eseguire in un alveo pubblico esami a domicilio a fronte di crescenti bisogni della popolazione fragile. Si parla spesso, anche gli addetti ai lavori, di liste di attesa, di telemedicina, di nuovi modelli di cura ma poi nel concreto mancano la visione e la pragmaticità del fare e il rapporto col paziente e la sua realtà clinica”.

Quale ruolo dunque per le 18 professioni?

” Tutti i colleghi delle 18 professioni subiscono, chi più chi meno, penalizzazioni, sottostima nei fabbisogni di personale, invasioni di campo di altre categorie e profili, limitazioni della loro autonomia. Tutte questioni che nell’Ordine che ho l’onore di rappresentare ha affrontato in questi anni ottenendo tangibili risultati e successi insperati date le premesse sia sul fronte delle assunzioni, sia del contrasto all’abusivismo professionale ma anche nelle correzioni di bandi e avvisi errati da parte delle aziende sanitarie. Ciò anche sul fronte della formazione”.

Lei si ripresenta come candidata nella lista “Con Noi” al fianco del presidente uscente Franco Ascolese: quale il suo programma?

“Siamo una squadra per gran parte ricandidata a continuare nel colco tracciato al netto di chi, pur in posizioni di vertice nel Consiglio direttivo e nelle Commissioni d’Albo ha scelto la contrapposizione. Riteniamo di aver raggiunto traguardi storici tangibili come appunto l’apertura di due Corsi di laurea, la presenza dei nostri professionisti sugli insegnamenti professionalizzanti e in qualità di tutor per il tirocinio oltre al monitoraggio dei fabbisogni e delle carenze organiche dei 18 profili nelle aziende pubbliche del nostro territorio che hanno permesso all’Ordine di accompagnare l’assunzione di centinaia di professionisti tramite lo scorrimento delle graduatorie e l’avvio di nuovi concorsi. Il risultato di tale lavoro sta permettendo oggi di avere strutture sanitarie in grado di rispondere in modo più appropriato ai crescenti bisogni di salute dei cittadini. Una risposta concreta e fattuale all’esigenza di ridurre le liste di attesa che sono solo l’epifenomeno di un articolato e complesso rapporto tra domanda, offerta, appropriatezza, attrattività di alcune strutture, disomogenea distribuzione delle risorse anche tra le regioni. Un sistema che va ripensato radicalmente come del resto sta facendo il ministero della Salute”. 

Un auspicio per la nuova consiliatura?

“Uno dei compiti più importanti, di chi amministra un Ordine, è sollecitare la conoscenza e la partecipazione, orientare le future generazioni che si affaccia al mondo del lavoro.  Io stessa ne sono un esempio: abbiamo creato un gruppo di giovani che con competenze e metodo stanno favorendo la crescita della nostra comunità professionale. I risultati sono documentabili, un’evidenza empirica che non può essere confutata. Il nostro obiettivo è consolidare questi risultati e giocare un ruolo da protagonisti al pari di altre professioni nella riforma in fieri del Servizio sanitario nazionale alla luce delle difficoltà che relegano oggi l’Italia all’ultimo posto dei pasi Ocse per risorse investite in salute rispetto al Pil e con le regioni del Sud consegnate all’incertezza dello scenario autonomistico. C’è bisogno di un Ordine solido, autorevole, competente ed esperto per fronteggiare queste sfide epocali ed evitare che i colleghi delle 18 professioni siano penalizzati da vaghezze e velleità. Mi impegnerò personalmente a dare seguito ai risultati ottenuti avviando un osservatorio permanente sull’occupazione dei nostri professionisti sostenendo il coinvolgimento dei giovani colleghi e colleghe nelle attività ordinistiche nell’interesse di tutti i colleghi e le colleghe e dei cittadini cui noi serviamo”.

Il suo prestigioso curriculum, e l’esperienza ultradecennale nel mondo politico delle professioni sanitarie, fanno della componente della Commissione di albo nazionale dei Tecnici sanitari di radiologia medica una candidata interessante che il “Roma” ha intervistato.

Obiettivi concreti per i professionisti Tecnici sanitari nella sanità moderna a partire dalle liste d’attesa. Qual è la sua proposta?

«La riduzione delle liste d’attesa è una sfida complessa che richiede un impegno condiviso da parte di tutti, e i professionisti Tecnici sanitari di radiologia medica e PSTRP hanno un ruolo cruciale da svolgere nella definizione delle priorità. Nel concreto, una valorizzazione indirizzata al miglioramento (fondamentale) delle condizioni economiche, e al riconoscimento formale delle competenze professionali, e organizzative-gestionali».

Le professioni sanitarie risentono, oggi più che mai, del gap generazionale. A dispetto del curriculum il suo, complice il dato anagrafico, sarebbe uno sguardo nuovo sulla categoria.

Da cosa partirebbe per avviare la rinascita?

«Il gap generazionale nelle professioni sanitarie è un tema cruciale, soprattutto per la rapida evoluzione tecnologica e l’uso del mezzo informatico e digitale. Il vero e reale problema, però, è caratterizzato dalla scarsa attrattività delle nostre professioni e dal contesto sociale e demografico.

Primo passo, quindi, coinvolgere attivamente gli studenti degli Istituti superiori affinché già tra i “banchi di scuola” le nostre professioni possano iniziare ad essere conosciute; e poi gli strumenti social».

Appare chiaro, quindi, come le problematiche di questo territorio rendano la gestione del lavoro, e il lavoro stesso, particolarmente impegnativi. Ma lei ha delle idee innovative al riguardo. Quali?

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