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Salute mentale: un’emergenza sanitaria e sociale

“Non c’è salute senza salute mentale”

Nel Lazio un milione e mezzo di persone soffrono di disturbi mentali. Gli esperti e i rappresentanti delle istituzioni a confronto nel Think Tank promosso da Motore Sanità hanno stilato una to do list concreta per migliorare l’assistenza nella Regione

Roma, 11 settembre 2024 – Un milione e mezzo di persone (il 27,1% della popolazione) che soffrono di disturbi mentali soltanto nel Lazio, dove ogni anno, secondo l’Istat, le nuove diagnosi di disturbi depressivi sono 20mila. Bisogna partire dai numeri per comprendere la necessità di intervenire su un tema – la salute mentale – che con la pandemia è esploso, assumendo il carattere di una vera e propria emergenza.

Per rispondere a questa esigenza, Motore Sanità, con il contributo incondizionato di Angelini Pharma, ha promosso il Think Tank tra esperti del settore ed istituzioni, con l’obiettivo di identificare le quick win action che possano migliorare l’attuale scenario assistenziale della Regione Lazio. Particolare rilevanza verrà data anche all’analisi delle condizioni di vita delle persone con disagio mentale che non dipendono solo dalla gravità della malattia, ma anche dal grado di accettazione all’interno della famiglia e della società, accettazione spesso ridotta a causa dello stigma di cui vengono fatte oggetto.

I lavori del Laboratorio hanno portato gli esperti ad identificare una to do list concreta per migliorare l’attuale scenario della regione Lazio basata sui seguenti punti:

  • Investire sui professionisti sanitari

Tutti i Dipartimenti di Salute Mentale della regione Lazio risultano sottodimensionati in termini di personale sanitario e socio sanitario. L’assistenza viene garantita solo grazie all’impegno e disponibilità dei singoli. È necessario un intervento organico che attraverso la misurazione dei carichi di lavoro ai quali tutti gli operatori sono sottoposti porti ad una revisione delle attuali piante organiche. Parimenti è assolutamente necessario garantire un’adeguata formazione così da migliorare diagnosi e percorsi di cura.

  • Adeguamento dell’offerta assistenziale

Un adeguamento del numero delle strutture dedicate all’assistenza, cura e riabilitazione dei pazienti con disturbi mentali (i.e. CSM/CPS, CD, SR, ambulatori dedicati) e dei posti letto negli SPDC permetterebbe non solo di rispondere alla crescente domanda di pazienti che necessitano di una presa in carico in condizioni di emergenza-urgenza, ma di attuare un potenziamento dell’assistenza territoriale e dell’offerta sociosanitaria.

  • Maggiori risorse

A livello nazionale le nostre stime prevedono una linea di investimenti tale da portare la percentuale del fondo sanitario almeno al 5%. Ciò rappresenterebbe il fattore abilitante per: intensificare l’attività territoriale, implementare l’assistenza ai giovani pazienti nella fase di esordio delle malattie, garantire la continuità della cura sia tra ospedale e CSM, migliorare l’appropriatezza dei trattamenti, l’aderenza e controllare il rischio di effetti collaterali.

  • Iniziative di educazione pubblica e lotta allo stigma

Occorre avviare una campagna di sensibilizzazione volta a promuovere una corretta informazione sulla salute mentale, affrontando stereotipi e pregiudizi che spesso alimentano l’isolamento e la discriminazione. Attraverso media tradizionali, social media e iniziative locali, è necessario diffondere messaggi che favoriscano l’inclusione e il rispetto delle persone con disturbi mentali.

  • Rafforzamento della medicina di prossimità e del territorio

Per garantire un’assistenza più vicina ai cittadini, è fondamentale rilanciare la medicina territoriale. Proponiamo di adottare nuovi modelli organizzativi che prevedano l’integrazione continua di professionisti della salute mentale, come psichiatri, psicologi e assistenti sociali, nelle unità sanitarie territoriali. Questo approccio consentirà un intervento precoce e multidisciplinare, facilitando la presa in carico tempestiva e il supporto integrato per i pazienti, con particolare attenzione alle situazioni di maggiore vulnerabilità.

  • Potenziamento della telemedicina

La telemedicina rappresenta una risorsa strategica per migliorare la continuità assistenziale e il follow-up dei pazienti, specialmente dopo le dimissioni ospedaliere. Sarebbe opportuno introdurre piattaforme digitali che permettano consulti da remoto, monitoraggio costante e contatti frequenti con il personale sanitario. Questo garantirà una gestione più flessibile e accessibile, soprattutto per i pazienti che vivono in aree isolate o che hanno difficoltà a spostarsi.

  • Aggiornamento e formazione continua del personale sanitario

La qualità dell’assistenza dipende innanzitutto dalla preparazione degli operatori sanitari. Per questo, è essenziale aggiornare costantemente i professionisti con corsi di formazione specifici in ambito psichiatrico, che permettano di migliorare la tempestività e l’appropriatezza della diagnosi.

Il laboratorio di Roma, a cui hanno preso parte, tra gli altri, Alberto Siracusano, professore emerito di Psichiatria, Università Tor Vergata, coordinatore del Tavolo tecnico ministeriale sulla salute mentale, e Giuseppe Nicolò, Direttore DSM-DP Asl Roma 5, coordinatore vicario del Tavolo tecnico ministeriale sulla salute mentale, è soltanto la prima tappa di un percorso che proseguirà in altre regioni italiane per poi concludersi nella Capitale, dove verrà presentato un vero e proprio “Mental Act” da mettere a disposizione delle istituzioni.

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