C’è una cabina di regia che gestisce a domicilio 2.400 pazienti, ogni giorno, c’è uno staff di medici e infermieri che davanti alle proprie postazioni monitorano a distanza i pazienti che sono a casa o in altri ospedali, questa è l’alba del Virtual Hospital.
Siamo all’interno dell’ospedale del futuro – il Virtual hospital più famoso al mondo, quello di Chesterfield, negli Usa. In questi quattro piani di sanità digitale non ci sono letti né pazienti ma solo 330 fra medici e infermieri che attraverso le più sofisticate tecnologie monitorano e assistono i pazienti a casa. Il Mercy Virtual Hospital è il primo ospedale virtuale al mondo, costato 45 milioni di dollari.
Stare più vicini al malato, al suo domicilio, quando ovviamente le condizioni cliniche lo consentono, è il concetto che sta alla base della medicina che opera a stretto contatto con il territorio e risponde tempestivamente ai bisogni degli ammalati. Stiamo parlando del Virtual hospital, un ospedale cioè già in grado di fornire servizi da remoto a migliaia di pazienti in ospedali partner o al loro domicilio.
“I virtual hospital sono strutture sono prive di posti letto e pazienti ricoverati, ma sono in grado di fornire assistenza sanitaria h24, 7 giorni su 7” spiega Luigi Bertinato, Responsabile della segreteria scientifica del Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) -. Però per riuscire a trasformare gli ospedali in smart-hospital sarà necessario anche un cambiamento radicale nel sistema di cure territoriali”.
Secondo Bertinato “il futuro dell’ospedale sarà un ospedale molto più collegato con il territorio, molto meno sarà una struttura gigantesca perché verrà destinato solamente alle emergenze e urgenze o alle terapie chirurgiche o alle terapie oncologiche molto sofisticate, ma dovrà per forza tendere ad un rapporto con il territorio diverso da prima”.
Come prosegue Bertinato, il volto del territorio si vedrà cambiato. “Ci saranno delle strutture intermedie riabilitative e poi si dovrà ripensare il concetto delle Rsa che dovranno essere molto più dignitose visto l’età anziana che sta sopravvenendo – ricordo che siamo il secondo paese più anziano del mondo dopo il Giappone – rappresentando una parte di fragilità che l’ospedale non riesce più a gestire come sta facendo ora”.
Quindi come sarà l’ospedale del futuro? “Sarà un ospedale più leggero poiché dedicato alle acuzie, ci saranno delle strutture intermedie e moltissima tecnologia che permetterà anche di tenere a casa molti dei pazienti sul modello dell’ospedale virtuale di Chesterfield e di altri ospedali simili. E’ bellissimo vedere come tutta la tecnologia può essere di grande aiuto per curare in sicurezza i pazienti infettivi e anche quelli non infettivi e proteggere anche il personale sanitario che tanto ha pagato tanto durante la pandemia. L’ospedale del futuro dovrebbe essere straordinariamente tecnologico e straordinariamente fuori dall’ospedale”.
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