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Il terzo settore vale 100 miliardi di euro: “Ora un piano europeo del volontariato”

Andrea Costa al convegno con Associazione Prevenzione Tumori, Amici del Cuore Piemonte, Ugi e Fidapa: “Più incentivi e meno burocrazia”

Quattrocentomila enti, 1,6 milioni di addetti e quasi sei milioni di volontari. Bisogna partire dai numeri per capire il ruolo fondamentale del Terzo Settore in Italia. Con una spinta fondamentale per il nostro Paese dal punto di vista sociale, ma anche economico, visto che il valore della produzione supera gli 84 miliardi di euro e l’impatto reale sfiora i 100 miliardi.

Soltanto in Piemonte, i volontari impegnati in attività complementari a quelle offerte dallo Stato sono 73mila, con un contributo economico che si calcola   superi i 6 miliardi di euro. “Cifre importanti – spiega Annalia Giliberti, presidente del Forum del Volontariato Piemontese, introducendo l’incontro che si è svolto martedì sera all’Educatorio della Provvidenza – che impongono una riflessione sulla situazione attuale, ma anche sulle prospettive di un mondo no profit che merita di conquistarsi un ruolo di primo piano tra le priorità della politica, anche a livello europeo”. Partendo “dall’ascolto di quelle associazioni che, ogni giorno, danno concretezza al concetto prezioso di sussidiarietà, garantendo un supporto indispensabile alle persone malate e più fragili”.

L’occasione per ragionare sul tema è un forum in cui si incontrano quattro importantissime realtà dell’associazionismo piemontese che, attraverso i propri progetti e le proprie storie, permettono di scattare una fotografia del contesto attuale e, allo stesso tempo, individuare le direttrici attraverso cui garantire uno sviluppo del settore, superandone le criticità. 

Invitato d’onore, Andrea Costa, già sottosegretario alla Sanità nel governo Draghi, che annota su un taccuino i punti che man mano emergono, per poi presentare il suo “Piano europeo per il volontariato”. Che non è – ci tiene a rimarcare Costa, che attualmente ricopre l’incarico di esperto in strategie di attuazione del Pnrr-Missione 6 Salute per il ministero guidato da Orazio Schillaci, e si candida alle Europee con la lista Forza Italia-Noi Moderati – una promessa elettorale. “Ma un punto di partenza su cui mi auguro ci si voglia confrontare per trovare soluzioni ai problemi di un settore come questo, sempre più fondamentale in un’ottica di sussidiarietà”. 

I punti del piano predisposto da Costa, del resto, raccolgono buona parte delle proposte delle associazioni. Che chiedono “attenzione e investimenti”, magari attraverso bandi ad hoc, ma anche innovazione e incentivi alla formazione dei volontari e del personale. Oltre a un ridimensionamento di quegli obblighi burocratici ridondanti che, alla fine, diventano un ostacolo alla fruizione di servizi da parte dei cittadini.

Richieste e proposte che, afferma Costa “mettono in evidenza il valore, l’utilità, il bisogno di dare risposte di tante realtà che si impegnano sul nostro territorio”. Partendo dalla “consapevolezza che le associazioni di volontariato rappresentano un patrimonio prezioso che, come tutte le cose preziose, devono essere sostenute, devono essere valorizzate, protette, tutelate e agevolate”. 

Dal punto di vista normativo, servono regole che garantiscano la qualità, ma anche una facilitazione per poter esercitare i servizi sul territorio”.  Grande attenzione, secondo Costa, va dedicata alla “prevenzione, un tema più che mai attuale e sempre più connesso all’innovazione, un tema che rappresenterà la grande sfida anche in ambito sanitario”. Con la consapevolezza che “la materia sanitaria è una materia complicata dove c’è bisogno anche di tempo per vedere i risultati delle scelte fatte nel presente”. Ad esempio per far fronte alla carenza di medici. “Possiamo anche realizzare domani il numero chiuso a medicina possiamo triplicare le risorse, ma ci vanno sempre dieci anni per formare, e il problema è oggi. Quindi, secondo me, la riflessione che dobbiamo fare è anche quella di creare le condizioni affinché il pubblico torni ad essere attrattivo”. Tornando al volontariato, “l’Unione Europea deve avere un ruolo più incisivo. Garantendo a tutti, anche alla piccola realtà che assicura una presenza, un presidio in un territorio in cui rappresenta anche una speranza. Creando le condizioni migliori, attraverso inventivi, regole condivise, ma anche mediante una sburocratizzazione. Consapevoli che il volontariato, che è la massima espressione della sussidiarietà, è uno di quei tempi su cui ragionare tutti insieme, senza divisioni”. Magari partendo dai dieci punti messi nero su bianco da Andrea Costa nel suo “Piano europeo del Volontariato”.

Un piano che, di fatto, raccoglie alcune delle proposte emerse nell’incontro all’Educatorio della Provvidenza.

Giulia Gioda, presidente dell’Associazione Prevenzione Tumori: “Una delle nostre attività consiste nel prenotare gratuitamente visite per la prevenzione dei tumori negli ospedali pubblici e in qualche ambulatorio privato”. E di esami l’associazione fa in modo che ne vengano erogati molti. “Che però potrebbero essere molti di più, se avessimo più medici. Per due volte – ricorda Gioda – abbiamo messo un annuncio europeo cercando un dermatologo cui avremmo offerto un contratto a tempo indeterminato e la casa, ma nessuno ha risposto”. Dunque, “come associazioni avremmo davvero bisogno di più Europa, mettendoci in contatto con Paesi che magari possano fornirci medici, o la possibilità di effettuare visite in modalità telematica, attraverso un consulto”.  Secondo Gioda, “le associazioni devono fare rete, anche a livello internazionale”. Con un’Europa che “sostenga l’innovazione”. E un sistema di regole che “permetta alle associazioni più strutturate, come la nostra, di rientrare nell’ambito di attività del Pnrr per poter svolgere quella che è la nostra missione principale: dare un servizio vero di prevenzione ai nostri concittadini”.

Il professore Sebastiano Marra, presidente di “Amici del Cuore Piemonte”, associazione di volontariato per la prevenzione di malattie cardiovascolari, pone l’accento sugli obblighi imposti da una burocrazia che, troppo spesso, diventa un freno: “Ci sentiamo poco rappresentati – spiega Marra – perché, giustamente, la politica che si occupa della buona gestione dell’economia e richiede tutta una serie di attenzioni complicatissime, mentre non abbiamo, dall’altra parte, un sostegno nell’esplicazione della burocrazia. Io capisco il rigore, è giusto, ma non c’è un indirizzo centrale che ti aiuti a non sbagliare. Basta che cambi una piccola virgola nel sistema, e si impazzisce per mettere a posto le cose. A volte sembra che chi ci governa renda più difficile le cose, ma non ti aiuta a farle bene, e i volontari e le associazioni disperdono un sacco di energie e ore di lavoro che andrebbero invece destinate ad avvicinarsi alla popolazione, a spiegare che cosa è la malattia, come prevenirla. Noi lo facciamo con piacere. Perché la prevenzione è più della metà della cura della malattia. E io da cardiologo devo fare in modo che una persona si ammali il meno possibile, o il più tardi possibile, che si verifichino meno eventi traumatici possibili”.

Massimo Mondini, direttore esecutivo di Ugi, l’Odv torinese che assiste da 45 anni i bambini malati di cancro curati al Regina Margherita, pone l’accento sulle modifiche epocali che hanno interessato il Terzo Settore negli ultimi tempi: “Il mondo è cambiato in maniera radicale – ricostruisce Mondini – passando da un volontariato che era soltanto qualcosa di spontaneo a una fase che, soprattutto dopo la riforma del 2017, richiede sempre di più una gestione organizzata e strutturata”. Per comprenderlo, basta guardare i numeri. “Ugi – spiega Mondini – nella propria missione, investe quasi tre milioni di euro l’anno, con 20 dipendenti e  250 volontari che operano in dieci gruppi. Un patrimonio molto solido, che ci permette di guardare al futuro con serenità”. La crescita del settore, però, apre nuovi scenari, impensabili anche solo 7-8 anni fa. “Oggi – sottolinea il direttore esecutivo di Ugi – non è più sufficiente fare una cosa buona, bisogna saperla fare bene e comunicare con trasparenza, spiegando come vengono investiti i soldi che si ricevono. Noi l’abbiamo fatto attraverso uno studio dell’impatto sociale che dimostra come ogni euro ricevuto e investito da Ugi produca un valore quasi doppio per l’intera collettività”. Il Terzo Settore, ricorda Mondini, “oggi in Italia vale il 5% del Pil”. E questo richiede anche “una maggiore collaborazione tra associazioni e una formazione continua”. Magari, “attraverso una vera e propria Università del volontariato, in cui ci si confronti tra associazioni anche a livello europeo, in modo da creare un volontariato sempre più di valore, e di qualità”.

Cristina Bianconi, presidente della sezione torinese di  Fidapa, associazione che – come spiega la segretaria del distretto Nord Ovest, Stefania Chinellato, raccoglie 10mila volontarie in tutta Italia – parte dalla presentazione di due progetti per il sostegno agli anziani soli e per la tutela dei giovani, sempre più spesso vittime di un utilizzo distorto dei social, per porre poi l’accento su quella che “potrebbe essere una evoluzione prossima che interesserà molto il Terzo Settore, ossia le associazioni transfrontaliere”. Il Parlamento europeo, spiega Bianconi, “ha avviato uno studio, e la Commissione europea ha proposto una direttiva ad hoc per far sì che queste associazioni possano prendere la sede legale in qualsiasi Paese europeo e poi spostare le proprie attività in tutta Europa liberamente, ottenendo sovvenzioni negli Stati in cui andranno effettivamente a operare. E questa libertà di movimento, per le associazioni, rappresenterà una grandissima opportunità”.

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