Nuove prospettive di cura per le pazienti colpite da tumore al seno triplo negativo. Questo tipo di tumore rappresenta il 15-20% tra le neoplasie della mammella. In fase avanzata o metastatica conta circa 1.500 pazienti in Italia.
Le nuove speranze per le pazienti arrivano dall’immunoterapia anti-PD-L1 di Atezolizumab. Si tratta di un anticorpo monoclonale studiato per legarsi alla proteina PD-L1.
Ovviamente quella che deve essere garantita a tutte le donne è, come sempre, qualità ed equità di cura. Purtroppo il carcinoma mammario è la neoplasia più frequente tra le donne ed è potenzialmente mortale se non è individuata e curata in tempo. Se invece il tumore viene indentificato nelle fasi iniziali, la sopravvivenza a 5 anni è del 98%. La velocità di individuazione e trattamento è quindi fondamentale.
Purtroppo il discorso è diverso se parliamo di cancro metastatico. In questo caso molto dipende dalle caratteristiche della paziente, dall’aggressività della patologia, dalle opzioni terapeutiche a disposizione e ovviamente dallo stadio in cui la malattia viene diagnosticata.
Questo tumore non esprime i classici bersagli terapeutici per specifica terapia ormonale o molecolare. Proprio per questo motivo, fino ad ora, l’unico trattamento appropriato e rimborsabile è stata la chemioterapia.
Ora per il Carcinoma Mammario Triplo-Negativo si aprono importanti prospettive di cura grazie alla immunoterapia anti-PD-L1 di Atezolizumab. Per il successo di questa terapia è fondamentale valutare nelle pazienti l’espressione del PD-L1 (Programmed Death Ligand 1. Questo avviene attraverso l’utilizzo di un test di accompagnamento per il cui uso purtroppo mancano ancora le linee guida nazionali che consentano un rapido e appropriato accesso alle pazienti con queste precise caratteristiche cliniche.
Di fronte ai grandi passi dell’immunoterapia gli oncologi chiedono che siano affrontati aspetti come la spesa divisa in silos che va superata, Lea e tariffazione e rimborso del test PDL1 Ventana SP142, la codifica dei consulti multidisciplinari affinché siano riconoscibili i pazienti che iniziano un percorso nonché una maggiore organizzazione e competenza professionale.
Le pazienti, per parte loro, attraverso le Associazioni che si battono tutelare il percorso di assistenza e di cura delle donne colpite da tumore (da Europa Donna Italia a Incontra Donna Onlus) chiedono di sapere quali centri sono in grado di garantire i test e quali un percorso organizzato di diagnosi e di cura.
E’ vero che molto c’è ancora da fare, ma va sottolineato che sono stati fatti passi da gigante.