Sì a una ‘riforma complessiva del sistema di accesso alla facoltà di Medicina, che concorra a sostenere il Servizio sanitario nazionale attraverso una programmazione adeguata ed efficace dei fabbisogni’.
No, invece, a un’abolizione, senza correttivi, del numero chiuso. E questo per tre motivi: per prevenire la formazione di un nuovo imbuto formativo, il collo di bottiglia tra la laurea e la specializzazione che ‘teneva fermi un giro’, un giro lungo anche anni, i medici in attesa di poter accedere alla specializzazione. Per evitare una nuova pletora medica, con conseguente inoccupazione e disoccupazione, oltre che spreco di risorse pubbliche. E, infine, per preservare la qualità della formazione, che si abbatterebbe se le università dovessero accogliere un numero di studenti troppo grande.
È questa la posizione della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), in merito ai Disegni di legge A.S. 915, 916 e 942 sull’accesso ai corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia. A esprimerla, questa mattina in audizione al Senato, di fronte alla commissione Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, il presidente, Filippo Anelli. ‘La sentenza del Tar Lazio n. 863 del 17 gennaio 2024- ha premesso Anelli- dimostra in maniera inequivocabile che è necessario modificare il meccanismo d’accesso a Medicina’. La Fnomceo concorda dunque ‘sull’opportunità di una modifica dei test di ingresso alla facoltà che garantisca meccanismi di accesso trasparenti e di un’azione riformatrice che valorizzi la preparazione degli studenti e l’orientamento alla formazione’. ‘Condividiamo l’idea del ministro Anna Maria Bernini di modificare il meccanismo dei test di accesso e quella di attingere le domande da una banca dati pubblica- ha aggiunto- in maniera che i candidati possano prepararsi. Anzi, ci rendiamo sin da ora disponibili, come Fnomceo, per collaborare alla stesura dei quesiti’.
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