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Balbuzie, sette falsi miti da sfatare

L’Associazione Vivavoce, nata per diffondere una corretta cultura della voce, del linguaggio e della comunicazione e per supportare chi subisce discriminazioni a causa della propria voce, torna in campo per sfatare alcuni falsi miti sul disturbo della voce e su chi ne soffre. Sette, in tutto, per spiegare ciò che ancora non si conosce. 

In Italia ci sono un milione di persone che soffrono di disturbi della voce, oltre 200mila sono ragazzi e ragazze under 18.  Le persone affette da disturbi della voce e del linguaggio sono tre volte più soggetti al rischio di discriminazioni e bullismo e i luoghi comuni sul disturbo sono ancora molti, sul piano medico e psicologico. 

Ecco perché l’Associazione Vivavoce, nata per diffondere una corretta cultura della voce, del linguaggio e della comunicazione e per supportare chi subisce discriminazioni a causa della propria voce, torna in campo per sfatare sette falsi miti sul disturbo della voce e su chi ne soffre. 

Secondo Giovanni Muscarà, fondatore dell’associazione Vivavoce non si parla abbastanza dei problemi di voce e di comunicazione e le informazioni che vengono veicolate non sono molto spesso sostenute da una conoscenza reale e approfondita. Risultato? troppi luoghi comuni e falsi miti a livello medico e psicologico su cause e conseguenze di tali disturbi. “Solo incoraggiando una corretta informazione possiamo dare il via a un reale cambiamento culturale sul fenomeno”.

Eccoli i 7 falsi miti, spiegati dall’équipe medica a supporto dell’associazione: 

1. Chi balbetta è ansioso e timido

Chi balbetta non è necessariamente una persona ansiosa, anche se è vero che chi balbetta spesso vive in uno stato d’ansia significativamente maggiore: si tratta però di un effetto non della causa, in quanto chi balbetta sente con anticipo il blocco ancora prima di parlare e ciò può generare ansia prima della fonazione stessa. nessuno studio ha evidenziato tale relazione, l’insorgenza della balbuzie non è assolutamente associata a tratti caratteriali quali timidezza o ansia sociale.

2. La balbuzie è causata da un trauma infantile

La balbuzie è un disturbo complesso che coinvolge diversi fattori dal punto di vista fisiologico, genetico, ambientale, cognitivo, linguistico, emotivo. Eventi traumatici non possono quindi essere la causa della balbuzie, pur giocando un ruolo importante nell’intensificazione del disturbo. Esistono però rari casi di balbuzie psicogena causata da ben più gravi avvenimenti come abusi, disastri naturali o incidenti mortali.

3. La balbuzie è causata dal comportamento dei genitori

Spesso la balbuzie è vissuta dai genitori con senso di colpa, come se fosse la conseguenza di un particolare stile educativo da parte del genitore, ma non è così. La balbuzie non è un disturbo a origine psicologica, ma ha cause neurologiche legate al controllo motorio del linguaggio.

4. La balbuzie è causata dall’ansia

Chi vive questa difficoltà molto spesso conosce già la situazione o le parole su cui si bloccherà, questo genera in lui naturalmente uno stato di ansia e di stress. Ansia e stress sono perciò conseguenti all’insorgere della balbuzie non ne sono la causa, anche se possono certamente aumentarne l’intensità.

5. La balbuzie è sintomo di minore intelligenza

Non ci sono connessioni di alcun genere tra intelligenza e balbuzie. Questo è uno dei falsi miti più pericolosi perché genera pregiudizi e comportamenti discriminatori che possono peggiorare la qualità della vita di chi balbetta, spesso rendendolo vittima anche di Voice shaming.

6. La balbuzie si impara per imitazione

La balbuzie non è contagiosa! Numerosi studi hanno confermato invece l’esistenza di una componente genetica. Esiste quindi una familiarità, ma non si tratta di un fenomeno imitativo.

7. La balbuzie passa da solaNell’88% dei casi la balbuzie scompare da sola entro il sesto anno di vita, si parla in questo caso di remissione naturale, ma nel restante 12% essa si cronicizza e per essere sconfitta necessiterà di un percorso riabilitativo multi-fattoriale che andrà ad agire sulle diverse componenti che influiscono su questo fenomeno cognitivo così complesso.

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