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SOS Ambiente: serve più consapevolezza, solo così metteremo in campo aiuti concreti

L’ambiente in cui viviamo ci sta chiedendo di aiutarlo mettendo in campo tutti gli strumenti possibili per salvarlo, arginando le gravi conseguenze che derivano proprio da un uso sconsiderato delle risorse del pianeta: dall’aria all’acqua agli spazi verdi. In primo piano l’inquinamento atmosferico con conseguente insorgenza di malattie ambientali ed emergenti. Serve ritornare all’essenziale, alla natura (da portare fin dentro le case!) perché – gli esperti avvisano – siamo ad un punto di non ritorno.

Secondo SIMA (Società italiana di medicina ambientale): “Dobbiamo ormai ragionare in termini di salute “globale e planetaria”, nella prospettiva dell’approccio One Health, non per compartimenti stagni ma secondo schemi in grado di integrare il benessere umano, quello degli animali e delle piante oltre che la salubrità dell’ambiente”. “Solo coì – spiega il suo Presidente Alessandro Miani – saremo in grado di fronteggiare le nuove sfide poste anno dopo anno dai cambiamenti climatici (con l’ampliarsi delle aree malariche), dal passaggio di nuove zoonosi virali all’essere umano (come è stato già per l’Hiv che continua a mietere 776.000 vittime ogni anno), dall’antibiotico resistenza e tante altre grandi questioni che probabilmente ci troveremo a fronteggiare da qui a poco come emergenze drammatiche. Possiamo considerare l’emergenza Coronavirus come un monito che ci richiama ad una maggiore responsabilità verso noi stessi, il nostro pianeta e la vita che lo popola”.

INQUINAMENTO ATMOSFERICO, PRIMA EMERGENZA SANITARIA NEL MONDO
L’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) considera direttamente attribuibili agli inquinanti atmosferici un terzo delle morti premature dovute a infarti o ictus cerebrali, broncopneumopatie e tumori polmonari, con impatti anche molto diversi a seconda delle nazioni.

Secondo il nuovo Air Quality Report dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) si conferma il trend di costante riduzione delle concentrazioni medie annuali di polveri sottili e delle conseguenti morti premature, ma in Italia i livelli di PM 2.5 permangono al di sopra dei limiti sanitari stabiliti dall’OMS nelle Linee Guida 2021 per la Qualità dell’Aria e l’Italia resta così ai vertici della classifica. Infatti, se le stime di decessi prematuri da PM2.5 sono passate per la Germania da 58.600 del 2016 a soli 28.900 del 2020, per l’Italia, invece, si passa da 58.600 a 52.300 morti premature.

Lo stesso rapporto EEA appena pubblicato esplicita chiaramente che le maggiori concentrazioni di PM10 si osservano nella Pianura Padana, attribuendo il fenomeno alla densità di popolazione e di attività industriali in un contesto orografico e meteorologico che favorisce l’accumulo di polveri sottili.

L’Italia è tra i Paesi europei che deve compiere i più netti progressi per l’attuazione della Zero Pollution Strategy europea, che sottende la revisione delle Linee Guida per la Qualità dell’Aria presentate dalla Commissione Europea lo scorso ottobre per allinearsi alle più stringenti direttive OMS, utilizzando al meglio i fondi del PNRR per invertire rapidamente la rotta con un’attenta strategia di allocazione delle risorse e verifica in corso dei risultati prodotti da azioni specifiche in grado d’impattare sui temi Salute, Ambiente e Cambiamenti Climatici.

SIMA ha suggerito al Governo di avviare una Mitigation Action, sostenuta e valorizzata dall’Europa, volta ad incentivare fiscalmente per i privati e realizzare per il pubblico interventi di rivestimento delle superfici murarie esterne e delle vetrate di edifici urbani con un innovativo coating fotocatalitico trasparente di biossido di titanio a base etanolo, prodotto in Italia, che ha dimostrato in studi scientifici di essere attivato da luce naturale a svolgere un’azione di scomposizione e riduzione degli inquinanti atmosferici – dannosi per la salute umana e per il clima – in sottoprodotti innocui. L’applicazione di questa nanotecnologia fotocatalitica è a basso costo perché non necessita di un materiale di consumo, non richiede rigenerazione, non è energivora, non ha controindicazioni sulla salute di uomini e animali e i risultati di mitigazione dell’inquinamento atmosferico sono scientificamente misurabili.

MALATTIE AMBIENTALI ED EMERGENTI DA FATTORI AMBIENTALI
Secondo i rapporti sulla qualità dell’aria dell’Agenzia ambientale europea (EEA) editi negli ultimi tre anni, solo in Italia ci sono stati in media 77.000 morti l’anno direttamente attribuibili all’inquinamento atmosferico. Secondo SIMA “quello dell’inquinamento atmosferico viene erroneamente percepito come un rischio collettivo aspecifico e lontano da ciascuno di noi nonostante riguardi migliaia di litri d’aria che entrano ogni giorno nei nostri polmoni e da lì in tutto il nostro organismo insieme a tutti i contaminanti veicolati dalle polveri fini e ultra fini, in grado di innescare infiammazioni vascolari, influenzare l’attività cardiaca, colpire il sistema immunitario, depositarsi a livello cerebrale con milioni di nano particelle per cm3 e perfino danneggiare il Dna cellulare”.

La più qualificata Agenzia Europea sui temi ambientali dice che in Italia c’è un enorme problema nella pianura Padana, vale a dire nell’area più popolata e produttiva del Paese. “Non mi sembra – spiega Alessandro Miani, Presidente SIMA – che siano in corso pianificazioni di adeguate strategie e conseguenti azioni da intraprendere per risolvere il problema. Un’occasione importante è rappresentata dalla necessità di sostenere l’adozione e la successiva effettiva implementazione della nuova direttiva della qualità dell’aria UE che terrà conto dei limiti sanitari sempre più stringenti identificati dalle Linee Guida sulla Qualità dell’Aria dall’OMS, presentate a Bruxelles nel settembre 2021 alla presenza anche di stakeholders della società civile come SIMA”.

BIOFILIA, UN LEGAME TRA UOMO E NATURA
“La biofilia è la tendenza innata a concentrare la nostra attenzione sulle forme di vita e su tutto ciò che le ricorda e, in alcune circostanze, ad affiliarvisi emotivamente”. Con queste parole nel 1984, Edward O. Wilson, biologo statunitense definiva la biofilia.

La biofilia è l’innato impulso ad affiliarsi alle altre forme di vita che condividono il nostro habitat, sia esse vegetali, minerali o animali.

Numerosi studi hanno dimostrato che più del 90% delle persone immagina di trovarsi in un ambiente naturale quando gli viene chiesto di pensare a un luogo in cui sentirsi rilassati e calmi.

Con il passare degli anni la biofilia ha trovato sempre maggiori estimatori nella comunità scientifica, oltre che tra i designer e gli architetti.

La ricerca ha dimostrato che la biofilia aumenta le prestazioni scolastiche dei bambini e persino la propensione alla spesa da parte dei consumatori, così come riduce i livelli di ansia e stress preoperatorio in caso di cure ospedaliere.

In un’epoca in cui le aziende hanno conoscenze sufficienti per capire gli effetti che gli ambienti di lavoro hanno sul personale, potrebbe essere un’opportunità unica quella di utilizzare le piante per migliorare il luogo di lavoro e la propria immagine trasmessa all’esterno. I benefici che la biofilia porta con sé vanno ben oltre i vantaggi pratici del riciclaggio dei materiali e della purificazione dell’aria. Le persone esposte ad un ambiente naturale hanno maggiori energie, si sentono meno stressate e hanno una maggiore capacità di attenzione.

Per ottenere un’integrazione efficace della progettazione biofilica nella nostra vita e coglierne i benefici, è opportuno seguire alcuni principi base: stabilire una connessione visiva con la natura, creare una connessione non visiva con la natura, prevedere la presenza di acqua, migliorare la diffusione della luce, simulare forme e modelli biomorfici e creare una connessione con la natura circostante.

CANCRO, SERVE OPERARE SUI FATTORI AMBIENTALI CHE INCIDONO SULLA SUA INSORGENZA
I tumori hanno un costo sociale in Italia pari a circa 20 miliardi di euro annui e il cancro rappresenta nel nostro Paese la prima causa di morte per malattia in età pediatrica, con l’incremento annuo delle nuove neoplasie pediatriche doppio rispetto alla media europea ma triplo sotto un anno di età, per un totale stimato in 2.200 nuovi casi l’anno in Italia tra bambini e adolescenti e costi sanitari pari ad almeno 22 milioni di euro (dati SIMA).

Per la “Giornata mondiale contro il cancro” SIMA ha rivolto un appello alle Istituzioni italiane ed europee chiedendo di puntare sulla prevenzione primaria, soprattutto rispetto ai determinanti ambientali che incidono sull’insorgenza dei tumori.

“In Europa i malati oncologici sono 2,7 milioni e supereranno i 3 milioni nel 2030 – spiega il Presidente SIMA, Professor Alessandro Miani – Non si può parlare di lotta al cancro se si rinuncia in partenza a combattere la battaglia per la riduzione dell’incidenza delle neoplasie, cioè del numero di nuovi casi di tumore che si verificano ogni anno. È necessario puntare sulla prevenzione primaria anziché concentrare tutti gli sforzi e tutte le risorse sul pur giusto obiettivo di garantire al più alto numero di pazienti cure sempre più efficaci. Non vediamo purtroppo seri impegni nemmeno da parte delle Istituzioni europee verso l’obiettivo di non far ammalare le persone di tumore”. “Per combattere efficacemente il cancro serve prima di tutto rimuovere le esposizioni ai cancerogeni ambientali, ovvero le sostanze certamente cancerogene per l’uomo (Classe 1 IARC), per le quali vale il principio di prevenzione, e quelle probabilmente cancerogene (Classe 2 IARC), classificate come tali dall’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro, a cui dovrebbe applicarsi il principio di precauzione sancito nei trattati di funzionamento dell’Unione Europea”.

Così conclude il Professor Prisco Piscitelli, Epidemiologo e Vicepresidente SIMA. “Preoccupante è il rapido incremento del dato d’incidenza fornito dalle fonti ufficiali (AIRTUM/AIOM), che vedeva almeno 376mila nuovi casi di tumori nel 2020, rispetto ai 250.000 nuovi tumori stimati nel 2010. C’è poi una questione meridionale ancora aperta perché al Sud la sopravvivenza a 5 anni dopo diagnosi di tumore, pur rimanendo nella media europea, è più bassa rispetto al Nord Italia, cioè 81% contro 85%. SIMA si appella al Governo perché si affronti la questione in maniera complessiva, non solo in termini di accesso a cure ma inserendo tra le priorità la prevenzione”.

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