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Nuovi percorsi di cura per i malati cronici, tra criticità e nuove sfide

Cittadinanzattiva ne è convinta: servono formazione e più coinvolgimento dei pazienti, per renderli consapevoli delle conseguenze delle principali malattie croniche, quindi di fronte ad un cambio di rotta della distribuzione delle cure

Secondo Lorenzo Latella, Segretario Regionale di Cittadinanzattiva Campania, si deve intervenire non perdendo di vista due prospettive. “La prima è la formazione dei futuri pazienti: tra 10-15 anni saremo uno degli stati più anziani d’Europa; dobbiamo formare la popolazione anziana del domani e dobbiamo intervenire oggi rispetto al percorso di cura dei pazienti, perché il costo del farmaco, anche più innovativo, è irrisorio rispetto alla quantità di fondi che si possono risparmiare con l’aumento percentuale dell’aderenza terapeutica in determinate patologie. La seconda prospettiva è svincolarsi dall’idea del Ssn come collettore di servizi al cittadino e ragionare sul concetto di Ssn che deve produrre salute per i cittadini, che in primis significa cultura. Perché se una persona ha la cultura, la conoscenza e la formazione rispetto a che cosa significa essere cittadino ed essere paziente, tutta una serie di conseguenze che oggi viviamo non ci sarebbero più. O ragioniamo in questi termini oppure qualsiasi tipo di costruzione di modello, anche di prossimità, che possiamo attuare nella distribuzione del farmaco o di un servizio, avrà senso e un certo impatto, ma non sarà risolutivo del problema. Dobbiamo cambiare la nostra prospettiva futura”. 

Secondo la politica, la distribuzione delle cure deve guardare alla prossimità dei servizi. Lo ha spiegato Ilenia Malavasi, Componente della XII Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati sottolineando qual è il nodo cruciale della cronicità

L’area della cronicità è purtroppo in progressiva crescita e richiede una continuità di assistenza per lunghi periodi e una forte integrazione dei servizi sanitari e sociali, uno degli obiettivi del “Decreto Anziani” che, purtroppo, è rimasto una scatola vuota. Un’integrazione indispensabile che finora non è stata promossa a sufficienza nel nostro Paese. In quest’ottica il tema della distribuzione delle cure – che è diventato sempre più cruciale – deve essere implementato dentro a un nuovo modello di sanità, fondato sulla prossimità dei servizi previsto dal PNRR su cui, purtroppo, si stanno facendo preoccupanti passi indietro”. 

E allora cosa serve fare? La patola d’ordine, secondo l’onorevole Malavasi, è semplificare e rendere più efficace l’accesso alle terapie soprattutto per i pazienti cronici; in particolare, quelli soggetti a rischio cardiovascolare (malattia che causa la morte di oltre 224.000 persone ogni anno, con conseguenze significative per il sistema sanitario nazionale). “Sono convinta che un percorso multidisciplinare, orientato alla prossimità delle terapie, potrebbe migliorare questo scenario”.

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